Una pagina di storia

Draghi, Macron e Scholz a Kiev, la mano tesa dell’Ue a Zelensky

Asse a tre: Italia, Francia e Germania cercano una strada comune per uscire dal conflitto. Sostegno al popolo ucraino. Draghi: Roma “vuole Kiev nell’Ue”.

Draghi, Macron e Scholz a Kiev, la mano tesa dell’Ue a Zelensky

E’ difficile dire quanto la presenza di Draghi, Macron e Scholz a Kiev abbia di per sé la forza di esercitare una pressione per negoziare con Mosca. Certamente però la loro visita nella capitale ucraina per incontrare il presidente, Volodymyr Zelensky, è un evento di portata storica. La visita - per la quale sono state messe in atto misure eccezionali di sicurezza con la mobilitazione di Nato, intelligence italiana, francese e tedesca insieme ai militari ucraini - dà il segno di quanto i tre maggiori Paesi europei siano impegnati ad offrire il loro sostegno all’Ucraina aggredita dall’invasore russo. Nonostante i tre non abbiano proprio la stessa idea su come arrivare a una tregua e a una pace duratura.

 

Mentre la Nato promette l’artiglieria e Biden assicura un altro miliardo di aiuti, la presenza sul suolo ucraino del premier italiano, del presidente francese e del cancelliere tedesco è il simbolo di un’Europa che sa muoversi in autonomia in uno scenario drammaticamente inedito, e di fronte a una guerra di stampo novecentesco scoppiata al suo confine orientale. L’incontro con Zelensky, simbolo della resistenza di un intero popolo, rappresenta la mano tesa dell’Ue che ha l’occasione di dimostrare, se vuole, di essere migliore di come molti la descrivono. Roma preme perché un salto di qualità ci sia. La reputazione internazionale di cui gode il premier Mario Draghi ha permesso di creare un asse a tre – non più solo Francia e Germania – per cercare di tracciare una strada che conduca fuori dal conflitto. Tanti i temi sul tavolo.

 

L’ingresso di Kiev nell’Ue è centrale e di grande valore simbolico, una risposta dei Ventisette che avrebbe di per sé una forte valenza politica nei confronti di Vladimir Putin. Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa a Kiev con il presidente ucraino e gli altri leader europei, è netto: “L’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue, vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo”. E ancora: “Siamo qui per portare sostegno incondizionato al popolo ucraino che si è fatto esercito per respingere l’aggressione della Russia e vivere in libertà. L’Europa deve avere lo stesso coraggio che ha avuto Zelensky”. Il presidente ucraino auspica che si arrivi presto a una posizione comune sull’appoggio all’ingresso in Ue. “Lo status di candidato dell’Ucraina può rafforzare la libertà in Europa”, dichiara.

 

Anche su un possibile negoziato il governo italiano è molto chiaro: solo gli ucraini potranno decidere a che condizioni trattare. Dunque, nessuna concessione a Putin senza il riconoscimento delle ragioni di chi è stato aggredito. Il premier sottolinea: “Vogliamo la pace ma l’Ucraina deve difendersi e deve scegliere la pace che vuole. Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev, da quello che ritiene accettabile per il suo popolo. Solo così possiamo costruire una pace che sia giusta e duratura”. Macron concorda ma, quasi a difendersi da chi lo accusa di dare troppo spazio a Putin, fa sapere che “Francia e Germania non negozieranno mai con la Russia alle spalle dell’Ucraina. Non siamo in guerra contro il popolo russo come collettività, noi abbiamo continuato a parlare con Putin, ma abbiamo sempre informato Zelensky”.

 

C’è poi il problema del grano bloccato nei silos e dei rischi di una carestia in molti Paesi poveri. Il capo di Palazzo Chigi avverte che “ci sono due settimane per sminare i porti. Il raccolto arriverà alla fine di settembre. Occorre creare corridoi sicuri con la massima urgenza per il trasporto sicuro del grano ed evitare una catastrofe”. L’Italia ritiene che l’unica soluzione possibile sia “una risoluzione dell’Onu che regoli la navigazione nel Mar Nero e che la Russia finora lo ha rifiutato”.

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