Il Governatore del Piemonte, Alberto Cirio, non ha intenzione di perdere tempo e rivendica di essere stato il primo a chiedere lo stato di emergenza. Un riconoscimento a cui adesso anche le altre Regioni lavorano per individuare i criteri. La riunione delle scorse, alla quale hanno partecipato il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, il sottosegretario Gian Marco Centinaio, il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e i capi gabinetto del MIPAAF e del MITE, è stata solo il primo passo necessario.
Adesso arriverà un apposito Dpcm, messo a punto dalla stessa Protezione civile, che dovrà ottenere il via libera da parte del consiglio dei Ministri.
Le misure: lo stato di eccezionale avversità atmosferica
Uno dei nodi fondamentali è sostenere il settore che maggiormente sta risentendo della siccità: quello agricolo. Secondo quanto emerso finora, lo stato di “eccezionale avversità atmosferica” si potrà proclamare "qualora il danno provocato dalla siccità superi il 30% della produzione lorda vendibile”.
Le "Regioni sono al lavoro sull'individuazione dei criteri", come emerso dal vertice delle scorse ore, e "a seguito delle istruttorie delle Regioni, la Protezione Civile predisporrà un decreto apposito. "Non c'è dubbio che c'è una criticità importante dovuta al fatto che non piove da settimane. I fiumi sono in grossa dismissione, il cuneo salino nel Po arriva addirittura a decine di chilometri. La situazione ha una sua complessità", fa sapere la Protezione civile in una nota.
Situazione critica
Molti Comuni della Pianuta padana hanno già provveduto a razionalizzare l’acqua nelle ore notturne, ma preoccupa la situazione dell’agricoltura. “In questo momento abbiamo 175 comuni del Piemonte, 36 in Lombardia e 14 in Emilia Romagna che sono serviti dalla Protezione Civile per quanto riguarda il servizio di acqua idro potabile, ma c’è allarme rosso per agricoltura e allevamenti soprattutto al Nord e al Centro. Il sud vive una carenza d’acqua oramai endemica. Vorrei subito dire a tutti: usiamo responsabilmente l’acqua, non sprechiamo”, ha esortato Erasmo D'Angelis, Segretario Generale dell’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, ed ex Sottosegretario allo Stato Infrastrutture e Trasporti, a Rainews24.
Cosa serve fare
“Aumentare i piccoli invasi. Puntare in agricoltura alle tecnologie di precisione 4.0 e nella industria bisognerebbe utilizzare l’acqua di depurazione. Teniamo anche conto che a giugno 2023 l’Italia riceverà la sanzione proprio per il non utilizzo di queste acque. Quindi emergenza sì, ma anche investimenti, oltre all’1% dei fondi PNRR già stanziati, ed una visione per il futuro”, spiega D’Angelis, che ricorda: “L’Italia è il paese con più acqua d’Europa – più di Gran Bretagna o Francia - con 302 miliardi di metri cubi di pioggia l’anno (negli ultimi 50 anni). Abbiamo una grande ricchezza di corsi d’acqua (7594), di laghi (324) e oltre 1000 falde sotterranee. Abbiamo anche 526 dighe che raccolgono l’11% delle piogge contro il 15% di 50 anni fa. Di contro abbiamo una carenza di infrastrutture mai rinnovate e che risalgono al dopoguerra. L’acqua non ha finanziamenti pubblici dalla Legge Galli del 1996. Abbiamo 600 mila km di rete idrica che perdono il 42% (per arrivare alla perdita media europea dell’8% ci vorranno 250 anni) dell’acqua e con la tariffa più bassa di Europa”.