
Niente più Superbonus al 110%. Secondo quanto emerso, il Governo non sarebbe intenzionato a prorogare l’incentivo sulle grandi ristrutturazioni. A riferirlo è l’agenzia Ansa, dopo una riunione tra i rappresentanti dei partiti di maggioranza e l'esecutivo alla Camera.
Il problema riguarda l’esaurimento delle risorse stanziate fino al 2026 e già prenotate.
Fine del Superbonus al 110%?
I fondi già individuati e stanziati dall’esecutivo per la misura, introdotta nella primavera del 2020 per sostenere i grandi lavori di ristrutturazione, ammontano a a 33,3 miliardi di euro, ma già da maggio risultano prenotati per 33,7 miliardi. Insomma, sarebbero già esauriti con 4 anni di anticipo rispetto alla scadenza della misura.
Da qui la decisione del Governo Draghi di frenare, non prorogando il provvedimento. Se così fosse, quindi, non si potrebbero avviare nuovi lavori.
Ma cosa accadrà a quelli già iniziati?
Garantire i lavori avviati: il nodo della cessione del credito
Le difficoltà, in realtà, sono già presenti. Molte aziende si trovano in difficoltà perché le banche hanno iniziato a non accettare più le cessioni del credito. Se così fosse, non sarebbe possibile portare avanti i lavori già avviati per mancanza di liquidità.
Per questo il Governo starebbe pensando di allargare le maglie del meccanismo delle cessioni dei crediti, ampliandolo ad altri soggetti che non siano soltanto le banche (come altri istituti, con la sola esclusione delle persone fisiche).
La protesta delle associazioni di settore
Ma una decisione urgente è sollecitata, nel frattempo, dai presidenti delle associazioni della filiera termoidraulica, dalla fabbricazione e distribuzione alla progettazione fino alla costruzione e installazione di impianti. Come si legge in una nota di Aicarr, Angaisa, Assistal, Assoclima, Assotermica, Cna installazione impianti e Confartigianato, la volontà di contrastare gli illeciti, manifestata dall’esecutivo, "non può trasformarsi in un freno totale per tutto il settore La loro richiesta è di "sbloccare le cessioni dei crediti e prorogare di sei mesi i cantieri del superbonus già attivi sulle unità familiari".
"Le continue comunicazioni di stop all'acquisto dei crediti da parte degli istituti bancari hanno finito per paralizzare il settore" spiegano le associazioni che temono conseguenze "drammatiche, per le imprese che non riusciranno a monetizzare i bonus acquisiti, per i livelli occupazionali del settore che diminuiranno drasticamente e per la strategia di riqualificazione del parco immobiliare che verrà fortemente compromessa".
Da qui la richiesta di “prorogare di almeno 6 mesi il termine del 30 settembre per il completamento del 30% dei lavori nei cantieri già attivi sulle unifamiliari che accedono al superbonus 110% al fine di rimediare alle difficoltà esogene di approvvigionamento dei materiali che rischiano di bloccare i cantieri".