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Faccia a faccia

Maggioranza e governo, se i Cinque Stelle tirano troppo la corda…

Incontro tra Conte e Draghi importante per la tenuta della coalizione. L’aut aut di Franceschini e il rischio isolamento per il partito fondato da Grillo

Maggioranza e governo, se i Cinque Stelle tirano troppo la corda…

A volte non si valutano con attenzione le conseguenze che certi comportamenti scatenano. E’ anche quello che sta accadendo al Movimento Cinque Stelle, il partito guidato dall’ex premier Giuseppe Conte, da poco reduce dalla scissione dimaiana che gli ha portato via oltre sessanta parlamentari. Alla ricerca di un equilibrio e di una via d’uscita da un terreno diventato molto scivoloso, anche sul sostegno militare all’Ucraina, i 5S sono impegnati da qualche mese in un duello con il governo di Mario Draghi di cui fanno parte. Il culmine è stato raggiunto con lo scontro frontale di pochi giorni fa dell’ex inquilino di Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio. Un conflitto nato da frasi riportate da terze persone e attribuite al premier e che, malgrado i tentativi dell’ex numero uno della Bce di spegnere ogni polemica, ha finito per diventare un caso politico che oggi riguarda la tenuta della maggioranza.

 

Ma la sensazione diffusa negli ambiti istituzionali e, ovviamente, in quelli politici, è che i Cinque Stelle stavolta stiano tirando un po’ troppo la corda. Sicché, pure tra le varie anime del Partito democratico, principale alleato dei pentastellati, iniziano a manifestarsi dissensi su un appoggio incondizionato e duraturo all’alleanza con ciò che resta dei grillini. Ci pensa Dario Franceschini, ministro della Cultura e alla guida nelle file piddine della potente corrente Area Dem a lanciare il suo ultimatum: se il Movimento scegliesse di uscire dalla coalizione di governo e optasse per l’appoggio esterno “per noi questo vorrà dire la fine di questo governo e l’impossibilità di andare insieme alle elezioni”.

 

In attesa dell’incontro del giorno tra Conte e Draghi – il premier riceverà l’attuale capo del Movimento a Palazzo Chigi – le acque sono tutt’altro che chete nell’ala progressista che sostiene l’esecutivo. L’aut aut di Franceschini rappresenta nel Pd un ulteriore salto in avanti rispetto alle posizioni del segretario, Enrico Letta, che pure non ha mandato giù i toni e le azioni di Conte ma che resta il principale fautore del famigerato ‘campo largo’ in cui i 5S sono inclusi. Tant’è un M5S così barricadero con il governo nuoce non solo all’alleanza di unità nazionale che regge attualmente l’esecutivo, ma anche alla possibilità di riunire centrosinistra e grillini in vista delle elezioni politiche della prossima primavera. Quanto sia affidabile per i dem questo Movimento è tutto da valutare, tenendo conto che, da qui ai prossimi mesi, ulteriori scossoni nel partito di Conte potrebbero verificarsi.

 

Il primo elemento di instabilità è dato dalla presenza di un’ala governista che in questa fase non ha seguito Di Maio ma che, col passare dei mesi, potrebbe trasmigrare nella neo formazione del ministro degli Esteri ‘Insieme per il futuro’. L’altro elemento riguarda la leadership di Conte. L’ex avvocato del popolo non è riuscito a tenere insieme le sue truppe e gode di poca fiducia anche da parte del fondatore Beppe Grillo. Le sue mosse non hanno convinto né il partito, né l’elettorato. Le elezioni amministrative hanno dato qualche risultato dove il Movimento ha fatto blocco col Pd, non altrove. Perdere ora il principale alleato rappresenterebbe una nuova capovolta all’indietro e l’isolamento politico definitivo.

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