
Non c’è alcun colpevole, almeno per la giustizia, quella delle aule di Tribunale. Da quella di Cassino, infatti, è uscita una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati. A 21 anni dall’omicidio di Serena Mollicone, dunque, non è stato possibile individuare i responsabili dell’aggressione e della morta della diciottenne di Arce, trovata senza vita il 3 giugno del 2001 in un bosco.
Assolti l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano.
La sentenza
Tutti e cinque gli imputati principali, dunque, non sono stati ritenuti colpevoli. Assolti anche l'ex vice comandante della caserma di Arce, il luogotenente Vincenzo Quatrale, e l'appuntato Francesco Suprano. Così ha deciso la Corte d'Assise del tribunale di Cassino, con la sentenza è pronunciata il 15 luglio 2022, a distanza di 21 anni dal delitto.
La Procura aveva chiesto 30 anni per Franco Mottola, 24 per il figlio Marco, 21 anni per la moglie Annamaria, 15 anni per Quatrale e quattro anni per Suprano, tutti accusati di concorso nell'omicidio. Quatrale era accusato inoltre di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi mentre per Suprano l'accusa era favoreggiamento.
Le reazioni della folla e degli imputati
I coniugi Mottola e il figlio sono stati assolti per insufficienza di prove. I carabinieri Quatrale e Suprano con formula piena. La sentenza è arrivata dopo circa 8 ore di Camera di Consiglio, ma è stata accolta dal disappunto dai presenti in aula, che hanno urlato “Assassini, vergogna”.
Abbracci e lacrime liberatorie, invece, tra gli imputati e gli avvocati, mentre all’esterno del Tribunale la famiglia Mottola ha subito un tentativo di aggressione da parte di decine di persone inferocite al grido di "assassini, assassini". Le forze dell'ordine hanno dovuto circondare i destinatari delle urla, allontanando la folla.
La reazione della procura e dei familiari di Serena
A caldo è arrivato il commentato dell’accusa: "Questa Procura prende atto della decisione che la Corte di Assise nella sua libertà di determinazione ha scelto. È stato offerto tutto il materiale probatorio che in questi anni tra tante difficoltà è stato raccolto. La Procura di Cassino non poteva fare di più". Ma la famiglia di Serena Mollicone è decisa a non fermarsi, come confermato dallo zio di Serena: "La verità è un'altra. Non ci fermeremo davanti a questa meschinità".
Soddisfatto, invece, Franco Mottola: "Sempre detto che eravamo innocenti".
I fatti
Serena Mollicone, 18 anni e studentessa del liceo socio-pedagogico di Sora, era scomparsa ad Arce, in provincia di Frosinone, il 1° giugno del 2001. Il suo corpo fu ritrovato domenica 3 giugno 2001 a Fonte Cupa, in un bosco situato nel comune di Fontana Liri. Solo a febbraio del 2003 fu arrestato Carmine Belli, carrozziere di Rocca d'Arce, conoscente della famiglia Mollicone e accusato del delitto, ma l’uomo fu scagionato completamente dopo 17 mesi in cella di isolamento da innocente. Nel 2008 arriva una svolta: il brigadiere Santino Tuzi, che all'epoca della morte di Mollicone era in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce, si suicida pochi giorni dopo aver raccontato ai superiori e al magistrato di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il 1° giugno del 2001 e di non averla più vista uscire.
La riapertura del fascicolo
Ma dopo la riapertura del fascicolo, nel 2011 e nonostante ulteriori indagini, la Procura chiede l’archiviazione per insufficienza di prove a carico di cinque persone indagate. Si tratta del maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, del figlio Marco, della moglie Anna Maria e dei carabinieri in servizio all'epoca della scomparsa di Serena, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. La famiglia Mollicone presenta opposizione e il gip del tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna accoglie l’istanza e rinvia gli atti alla procura chiedendo ulteriori approfondimenti.
Nel 2016 il corpo di Serena è riesumato: il processo si riapre il 19 marzo 2021 in corte d'assise di Cassino. La tesi dell'accusa: "La famiglia Mottola è tutta coinvolta nell'omicidio di Serena Mollicone, così come la famiglia Ciontoli lo era nell'omicidio di Marco Vannini": Il riferimento è al 19enne ucciso nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 da un colpo di pistola mentre era a Ladispoli nella casa della famiglia Ciontoli, condannata definitivamente in Cassazione.
Alla fine, però, il processo si chiude con l’assoluzione di tutti gli imputati, ieri a Cassino.