i consigli dell’estate

Estate, vademecum dei pediatri dal caldo torrido ai viaggi: cosa fare

Oltre alle temperature elevate, la stagione porta con sé una serie di interrogativi. Arrivano i consigli degli esperti su come gestire bagni, sole e pranzi

Estate, vademecum dei pediatri dal caldo torrido ai viaggi: cosa fare

L’aria condizionata fa bene ai bambini piccoli? Da quando possono viaggiare in aereo? In che orari portarli in spiaggia e come evitare le scottature? Sono alcune delle domande più frequenti per i genitori, alle quali i pediatri della Società italiana di pediatria hanno voluto dare risposta con un vademecum utile per tutta la stagione estiva, in particolare quest’anno caratterizzato da caldo e afa.

 

Colpi di calore e conseguenze: le precauzioni

Uno degli effetti delle temperature record di metà luglio e dei mesi estivi in genere, sono i colpi di calore: cosa sono e come evitarli? “Il caldo intenso, associato ad altri fattori peggiorativi (umidità, luoghi chiusi, scarsa aerazione, vestiti spessi) può essere causa di patologie da calore quali crampi da calore, esaurimento da calore o colpo da calore, specie in età pediatrica. Per evitarle è importante: educare i bambini a bere sempre molto prima e durante l’attività fisica praticata nella stagione estiva e quando sono esposti al sole per molto tempo, anche se non hanno sete; far indossare abiti larghi, di colore chiaro e cappelli leggeri nelle giornate molto calde; utilizzare creme solari protettive e bagnare frequentemente la testa e la nuca con acqua fresca se esposti al caldo per molto tempo; nei giorni caldi o umidi, limitare l’attività fisica all’aperto durante le ore più calde; educare i bambini ad andare in luoghi freschi riparati dal sole, e riposarsi e idratarsi immediatamente ogni volta che si sentono surriscaldati” spiega la Sip.

 

Dalla spiaggia ai bagni: quando e come

Secondi pediatri non esistono età a partire dalle quali si possono portare in spiaggia i bambini: “Anche i bimbi molto piccoli possono andare al mare, l’importante è fare attenzione agli orari: fino alle 9.30-10 di mattina e dopo le 16.30 il pomeriggio, tenendo comunque sempre conto delle temperature esterne. I neonati sotto i 6 mesi di vita non andrebbero mai esposti al sole e non dovrebbero stare troppo tempo sotto l’ombrellone, in quanto la sua ombra dà un falso senso di sicurezza. In realtà, infatti, non è in grado di filtrare i raggi ultravioletti, anche considerato che la sabbia riflette i raggi solari e può facilitare l’insorgenza di scottature”, spiegano gli esperti della Sip, ricordando: “Attenzione: nei neonati le scottature e le ustioni incrementano il rischio di sviluppare tumori maligni in età adulta.

Quanto ai primi bagni, “Se si parte dal presupposto che il bagno deve essere divertente, sarebbe meglio aspettare che il bambino abbia almeno sei mesi, che abbia cioè raggiunto un’età in cui può apprezzarlo”. Attenzione, però, alla temperatura dell’acqua e al tempo trascorso dopo il pasto: “Bisogna poi ricordare che i bambini hanno una termoregolazione diversa dagli adulti, quindi, è importante fare attenzione alla temperatura dell’acqua. Inoltre, dopo il bagno, occorre sciacquare il bambino con acqua dolce e asciugarlo per bene perché sia l’acqua salata sia la pelle umida a contatto con la sabbia possono facilitare irritazioni a livello cutaneo – spiegano - Non esiste una regola scientifica che indichi quante ore aspettare dopo il pasto, anche perché la digestione avviene in modo diverso a seconda degli alimenti. Se il bambino ha consumato un pasto abbondantissimo costituito da fritture, cibi molto grassi, salse e intingoli, ovvero piatti che richiedono una lunga e laboriosa digestione può avere un senso aspettare le famose 3 ore. Se invece il bambino ha mangiato, come dovrebbe essere, un piatto di pasta condita con olio e pomodoro e magari un po’ di pesce o una fettina di carne può senz’altro entrare in acqua anche subito dopo pranzo”.

Il consiglio, comunque, è “immergersi in acqua gradualmente, bagnandosi prima le caviglie, i polsi, quindi lo stomaco e poi le tempie. Si deve cioè evitare lo sbalzo termico a cui lo esporrebbe tuffarsi o immergersi di colpo, che potrebbe causare la perdita di conoscenza. Sempre per questa ragione, il bambino non dovrebbe fare il bagno quando è accaldato e sudato: prima di entrare in acqua, sia pure gradualmente, dovrebbe rinfrescarsi all’ombra”.

 

Proteggere e osservare

I pediatri della Sip suggeriscono sempre di monitorare possibili segnali che indichino che è tempo è far uscire i bambini dall’acqua: i brividi di freddo, il raggrinzimento della pelle delle dita e la colorazione bluastra delle labbra. Quanto alla protezione solare, “Al di sotto dei 6 mesi di vita le creme non sono consigliate in quanto la cute è molto sottile e delicata, dunque più permeabile alle eventuali sostanze chimiche presenti nelle protezioni (non ci sono studi adeguati dal punto di vista della sicurezza per garantire che le creme solari possano, a lungo termine, non essere nocive). Inoltre, le creme vanno ad alterare la termoregolazione del bambino e quindi la sua capacità di dissipare il calore- spiegano - Dopo i 6 mesi di vita, invece, l’uso delle creme solari è obbligatorio”. La scelta del fattore dipende dall’età (nei bambini tra i 6 mesi e i 3 anni vanno preferite quelle con fattore di protezione di almeno 50+) e dal fototipo (“più è chiaro e più è bene usare una protezione alta”) e le creme vanno applicate già 20 minuti prima dell’esposizione al sole e riapplicata ogni due ore.

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