
Da un paio di giorni sta circolando uno dei video più inaspettati di questa fase precampionato: una lite furiosa tra Ivan Juric e Davide Vagnati, rispettivamente allenatore e direttore sportivo del Torino. Un caos che sta definitivamente distruggendo un ambiente, già in grande difficoltà da inizio mercato. Il tutto sarebbe accaduto prima dell’ultima amichevole con l’Apollon Limassol, vinta dai granata nel finale con una rete superba di Tony Sanabria. La vittoria però, non ha assolutamente calmato il clima generale e dopo il fischio finale, tutti i nodi sono venuti al pettine.
Un tifoso, o almeno così pare, ha pubblicato la “quasi rissa” tra i due componenti del club, con insulti, spintoni e parole molto forti. Tra tutte, l’accusa del DS, che ha sottolineato “Ti difendo sempre con quella testa di…”. Insomma, un'accusa pesante, anche per i piani superiori del club, visto che è abbastanza chiaro a tutti chi potesse essere la persona in questione. Una grave mancanza di rispetto, che però ad oggi, non ha ripercussioni. Il dirigente infatti ha voluto chiarire in un’intervista serale televisiva ,che il rapporto si sarebbe già ricucito, con tanti di abbraccio tra i due, a fine discussione.
Una versione che lascia diversi dubbi, specie per la sua permanenza in granata, che a fine mercato potrebbe saltare. Prima di allora, sarebbe un delitto separarsi, visto che mancano poco meno di due settimane all’inizio del campionato.
La natura della lite:
Ma di cosa discutevano Juric e Vagnati in modo così acceso? Senza troppi dubbi, del non-mercato granata. Il Torino infatti ha terminato l’ultimo campionato positivamente, dichiarando però di puntare ad almeno dieci nuovi innesti in vista della successiva annata. Di quella promessa però sono rimaste solamente le parole, considerando che ad oggi i rinforzi si possono a malapena contare su tre dita. Il tecnico ha perso tantissimi uomini a causa dei prestiti non confermati, come Praet, Brekalo, Mandragora o Pobega, per fare alcune menzioni.
Tutti elementi essenziali per il gioco del tecnico croato, che si è visto scappare completamente la sua spina dorsale tattica. Le dichiarazioni di Cairo poi, hanno solamente alimentato maggiore rabbia da parte dei tifosi, che si sono sentiti e si sentono tuttora presi in giro dal patron granata. Giustamente, bisognerebbe aggiungere. “Ho già speso sette milioni di euro per Pellegri, che non sono pochi” oppure “Non posso spendere venti milioni di euro ogni anno”. La domanda di ogni supporter del Toro è stata allora la stessa: perché non vendere? Perché non dare il club in mano di gente più motivata, che desse veramente valore alla storia leggendaria del Torino?
Tante, troppe ingiustizie, stanno vivendo i “ragazzi della Maratona”, che devono continuare a sperare in un passaggio di proprietà, come è accaduto con Preziosi a Genova. La lite tra Juric e Vagnati è solamente la conseguenza di un ambiente ormai spento, che si accende con piccole provocazioni ingiuste per la piazza. Cairo sta mandando in rovina un’intera società e non sembrerebbe fermarsi finché non sarà tutto demolito.
Un mercato a rilento:
Le cose sono leggermente migliorate a livello di entrate, anche se i colpi in arrivo lasciano diversi punti interrogativi. Il primo è Lazaro dall’Inter, giocatore che girovaga in prestito da anni, senza però trovare mai la sua piazza ideale.
Ha qualità indubbiamente, ma non è di certo il ruolo che sarebbe dovuto arrivare per primo, visto che sulle fasce i granata sono molto coperti. Mancano una punta, un portiere, un difensore che sostituisca Bremer, un trequartista (ritorna Preat?) Ed un centrocampista centrale, che fino a qualche settimana fa è sembrato essere Maggiore dello Spezia, prima di sparire nell'ombra.
I nomi di Denayer e Schuurs sono i più diffusi per la retroguardia, anche se per entrambi manca sempre un dettaglio per la conclusione. Davanti al posto di Belotti i nomi circolano poco e la squadra, attualmente, può solo affidarsi a Sanabria e Pellegri. Un progetto che stava nascendo tra precisione e ambizioni, rovinato ancora una volta però dai limiti della presidenza.