
La visita a Taiwan della speaker della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi sta scatenando una vera e propria escalation fra Washington e Pechino. I rapporti tra i due paesi già molto tesi a causa della posizione di Xi Jinping verso Putin e la guerra in Ucraina, sono passati ad essere molto preoccupanti dopo l’incontro della la speaker e la presidente Tsai Ing-Wen, un faccia a faccia definito dalla Cina una «grave provocazione».
Il Dragone ha dunque risposto alla “provocazione” con una prova di forza dando il via a grandissime esercitazioni militari, che stando includendo anche lancio di missili, vere munizioni, interdizione di vaste aree di mare che circondano l’isola di Taiwan e lo spazio aereo, addestramento congiunto con sessioni di blocco, assalto di target marittimi, attacchi sulla terraferma, come fa sapere Taipei.
Le esercitazioni militari cinesi e le preoccupazioni internazionali
Mentre il ministero della Difesa di Taiwan ha confermato il lancio di «diversi missili balistici» da parte dell’Esercito popolare di liberazione (Pla) a partire dalle 13.46 locali (7.46 in Italia) nelle acque nordoccidentali e sudoccidentali dell’isola e di risposta di aver attivato i sistemi di difesa come protocollo, (alzata in volo dei suoi caccia, messaggi di avvertimento via radio e attivazione sistemi missilistici di monitoraggio) e «condannato le azioni irrazionali” della Cina che “minacciano la space e la stabilità regionali», Pechino ha definito le sue operazioni militari come «necessarie e giuste» e dato la colpa dell’escalation agli Stati Uniti e agli alleati, ne è la prova il commento su Twitter della portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying: «Nell’attuale circostanza sulla visita di Pelosi a Taiwan, gli Usa sono i provocatori, la Cina è la vittima».
L’allerta e la tensione sale però anche a Tokyo. Le esercitazioni militari cinesi stanno avvenendo infatti molto vicino al Giappone e «potrebbero accelerare le discussioni già in corso sul suo ruolo in caso di contingenza taiwanese, costringendo i politici nipponici a pensare in modo più concreto a tale eventualità», hanno riferito i media locali.
Anche il G7 ha condonnato le operazioni militari cinesi nello Stretto di Taiwan affermando che: «Non ci sono giustificazioni per le aggressive».
Le ritorsioni commerciali di Pechino
Non solo esercitazioni militari, caccia e missili ma anche una serie di sanzioni commerciali nei confronti di Taiwan, è questa la strategia di punizione di Penchino che ha deciso anche di sospendere l’importazione di prodotti alimentari dall’isola nonché dell’export di sabbia naturale, essenziale per la costruzione di semiconduttori taiwanesi.
La Cina, inoltre, intende prendere di mira altri tipi di agrumi e pesce per il presunto rilevamento “ripetuto” di residui di pesticidi eccessivi e di test positivi al Covid-19 sulle confezioni.