
Riportare la sanità al centro del dibattito politico, inserirla tra i temi principali di una campagna elettorale distratta dalla guerra tra partiti, che sta lasciando sullo sfondo materie fondamentali su cui il Paese attende soluzioni. Siamo parlando del futuro del sistema sanitario nazionale e del diritto alla salute. Dopo due anni di pandemia, 171 mila vittime e un apparato che con il Covid è stato sul punto di rischiare il collasso, i problemi delle strutture che dovrebbero tutelare la salute dei cittadini sono venuti a galla. Sono emerse pecche, gli errori di alcune riforme, i danni provocati dallo smantellamento dei presidi territoriali, la carenza di fondi. The Italian Times, con l’articolo della dottoressa Tiziana Carrabs, ha dato il via qualche giorno fa a un dibattito pubblico che chiama a raccolta tutti i soggetti coinvolti, nella convinzione che i dibattiti seri creino opinioni e possano aiutare la politica ad intraprendere percorsi credibili per colmare carenze imperdonabili. Ma anche per non dimenticare quanto è accaduto e far tesoro dell’esperienza di decine di migliaia di operatori sanitari che, senza risparmiarsi, hanno salvato vite umane mettendo a rischio la propria. Infine, per costruire un sistema di salute pubblica che aspiri all’efficienza, valorizzi le eccellenze e, attraverso misure coraggiose, rimedi ai gap attuali.
Ne parliamo con Walter Ricciardi, ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva e membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Studi sulla Salute globale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Ricciardi è consigliere scientifico per la pandemia da coronavirus del ministro della Salute, Roberto Speranza.
Professore, la campagna elettorale è cominciata e dopo due anni di pandemia, che peraltro non è finita, non si parla di sanità.
“Adesso è solo all’inizio ma speriamo che la campagna elettorale poi prenda in considerazione la sanità come tema centrale e non, come è accaduto negli anni passati, come una cenerentola. Lo dobbiamo fare perché è un settore cruciale e perché i problemi del servizio sanitario nazionale sono ormai strutturali. Penso alla carenza di personale, alle difficoltà del lavoro, ai problemi che assillano gli italiani: uno su due ha una malattia cronica e i pronto soccorso sono allo sfascio. Per cui mi auguro davvero che venga messa al centro del confronto”.
Da una parte ci ritroviamo il Covid, dall’altra i problemi irrisolti che risalgono al periodo prepandemico. Partiamo dal depotenziamento delle strutture territoriali.
“Certamente i problemi irrisolti prepandemici rimangono. Anzi, sono stati e verranno ulteriormente aggravati dalla pandemia che sicuramente riprenderà con la riapertura delle scuole e il ritorno alle attività normali, vista la grandissima contagiosità di questo virus e dato il fatto che i vaccini non danno l’immunità permanente. Quindi le strutture territoriali vanno rafforzate, così come vanno rafforzati gli ospedali”.
C’è il tema delle risorse: come trovarle e come suddividerle per garantire i livelli essenziali di assistenza. Nella ripartizione fino al 2024 siamo su un range per il Fondo sanitario nazionale che va dai 124 ai 128 miliardi l’anno. Che non bastano.
“Quello dei costi è sicuramente un problema rilevante. L’attuale documentazione di programmazione economico-finanziaria mette più risorse economiche rispetto al passato ma non sono ancora sufficienti. Il governo che verrà dovrà rendere disponibili sicuramente maggiori finanziamenti, altrimenti le carenze da affrontare non troveranno soluzione”.
Ora ci sono anche i fondi destinati alla sanità dal Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Speriamo che il Piano prosegua e venga adeguatamente finanziato perché adesso c’è un grande punto interrogativo legato al cambiamento di governo. Naturalmente dobbiamo puntare tutti a che lo sia e non perdere questa occasione storica per il nostro Paese”.
Secondo lei quali sono le prime misure che il prossimo governo dovrà mettere in campo in ambito sanitario?
“Le prime misure a mio avviso dovranno essere quelle di garantire il funzionamento dei pronto soccorso, di fare in modo che la campagna vaccinale riprenda in maniera più forte, di fronteggiare l’ondata pandemica che quasi sicuramente caratterizzerà l'autunno e l’inverno, di mettere sia gli ospedali che il territorio che la prevenzione in condizione di funzionare. Cosa che in questo momento stenta ad essere”.