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Guardando oltre

Draghi, figura di stabilità per il futuro. Il Paese ne sia consapevole

L’Italia che verrà: il discorso di Rimini frutto di una visione del sistema Paese le cui priorità non sono contrattabili, per nessuna forza politica

Draghi, figura di stabilità per il futuro. Il Paese ne sia consapevole

Poche e semplici parole: “L’Italia ce la farà con qualsiasi governo ma non deve isolarsi”. Nel pieno di una campagna elettorale a cui tutti i sondaggi attribuiscono lo stesso risultato, ovvero la vittoria della coalizione di centrodestra, Mario Draghi va già oltre. Guarda all’autunno che è alle porte, quando un nuovo governo sarà a Palazzo Chigi e quando le “nuvole” di cui ha parlato nella conferenza stampa dei primi di agosto “si prospetteranno all’orizzonte”.

 

Le preoccupazioni dell’ex numero uno della Bce sono tante: l’economia, la tenuta sociale, la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’Italia è il Paese europeo che, ci dicono i dati e le previsioni degli istituti internazionali, in proporzione cresce ancora più dei partners europei. Ma, come tutti gli altri, non potrà non subire l’onda lunga del rialzo dei prezzi dell’energia, del caro vita generalizzato, della frenata del Pil attesa nell’ultimo trimestre dell’anno, degli effetti della guerra in Ucraina. In questo contesto, tanto delicato quanto complesso, Draghi non guarda ai colori della politica ma al sistema Paese, alla sua tenuta, a quei passaggi da affrontare con equilibro e guardando all’interesse generale più che agli interessi di parte. Al Meeting dell’amicizia di Rimini, il premier è stato accolto con un lunghissimo e “caloroso” applauso, non tanto come presidente del Consiglio in carica, ma in quanto Mario Draghi, uomo che supera i confini dell’agone politico per mettersi su un altro piano. Così ha indicato la strada – “non isoliamoci, da soli non si va da nessuna parte” - offrendo alla platea una visione di insieme, mai di parte. 

 

Qualunque governo si insedierà il premier spinge per mettere al centro l’Italia e il suo futuro. Un messaggio, il suo, di legittimazione per chi gli succederà a Chigi indipendentemente dall’appartenenza politica ma in nome delle istituzioni e della Repubblica. C’è un bene comune, insomma, che non è contrattabile, né il governo che verrà potrà tirarsi indietro rispetto alle sfide future mettendo a rischio l’appartenenza all’Unione Europea e l’unità del Vecchio Continente. Più volte, anche Sergio Mattarella ha sottolineato la necessità di sottrarsi alla “narrativa sovranista”. Draghi la pensa allo stesso modo. Ma qualcos’altro è emerso dall’intervento di Rimini. Ancora una volta il banchiere centrale si è dimostrato un leader di rango, facendo sembrare piccola la politica, arrovellata su soluzioni abbozzate, incapace di offrire una prospettiva a lungo termine, di uscire dal ‘particulare’.

 

La congiuntura è piena di incognite, i prossimi mesi lo saranno di più. Ma si ha l’impressione che anche con un nuovo inquilino a Palazzo Chigi servirà a tutti il senso di stabilità che garantisce Mario Draghi, guida super partes di fronte al populismo che dilaga. Probabilmente - stavolta senza gli sgambetti dei partiti - successore di Mattarella al Colle quando la partita si riaprirà. In attesa del 25 settembre e del risultato delle urne, l’impressione fondatissima è che per spegnere il contrasto destinato ad accendersi tra sovranisti ed europeisti la sua figura sarà ancora essenziale. Con un avvertimento a Giorgia Meloni: nessuna fuga in avanti in chiave anti-Ue.

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