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Il prezzo delle divisioni

Le elezioni politiche e quelle rese dei conti che verranno dopo

Pd (con Verdi e Si), Cinque Stelle e Terzo Polo: uniti sarebbero alla pari con Fdi, Forza Italia e Lega. Divisi sono sempre più in competizione tra loro

Le elezioni politiche e quelle rese dei conti che verranno dopo

Molti, non solo nel suo partito, ritengono che il patto di Enrico Letta con Verdi e Sinistra Italiana sia stato un errore: in termini di consenso elettorale non aggiungerà granché ai voti dei democratici. Ma ancor di più la virata a sinistra ha scontentato una parte delle correnti interne al Nazareno pronte a dare battaglia dopo il 25 settembre, quando l’esito delle urne potrebbe inesorabilmente portare a una sconfitta, seppure da valutare di che portata. 

 

In una campagna elettorale che vede poco più del 50% degli italiani essere a conoscenza delle coalizioni e dei partiti che sono schierati per le elezioni, il dato dell’astensionismo è considerato in ascesa. In ogni caso le intenzioni di voto elaborate da Ipsos confermano Fratelli d’Italia al primo posto con il 24%, seguito dal Pd con il 23, Lega e M5S a pari merito con il 13,4, Forza Italia all’8, Terzo Polo – Azione più Italia Viva - al 5, l’alleanza Verdi-Si al 4. Scontato il testa a testa tra Fdi e Pd, i dati avvalorano il fatto che sono le alleanze a fare la differenza. Su questo fronte l’uscita di Carlo Calenda dal Patto col Pd ha senza dubbio indebolito il centrosinistra che, dopo l’affossamento del governo Draghi, ha rifiutato la possibilità di un accordo con Giuseppe Conte. Il leader 5S nel frattempo ha spostato radicalmente l’asse del Movimento verso un versante progressista, privo di qualsiasi radicamento con gli input della prima era grillina, ma pronto a erodere consenso ai dem.

 

Lo strappo di Calenda ha d’altro canto complicato il quadro anche per l’ex ministro dello Sviluppo economico. Costretto ad allearsi con Matteo Renzi ha perso parte della sua forza. E’ più l’ex premier a trarre vantaggio dalla costituzione del Terzo Polo che non il contrario. Il nuovo blocco liberal-riformista, almeno stando ai sondaggi, non cavalca verso un exploit. L’impressione è che imbarcare la pattuglia di Italia Viva non abbia giovato più di tanto al battagliero fondatore di Azione. 

 

Ma torniamo alle coalizioni e alle intenzioni di voto di cui disponiamo che – ricordiamolo - riguardano le macrotendenze, dunque esistono variabili che da qui a tre settimane potrebbero fornire una fotografia del Paese con numeri diversi. Lo scatto di Ipsos sugli elettori italiani ci consegna il seguente calcolo matematico: Pd, Verdi e SI, Terzo Polo e M5S insieme fanno il 45,4 % dei consensi, esattamente come l’unione di Fratelli D’Italia, Lega e del partito di Berlusconi.  La partita sarebbe stata apertissima se nel centrosinistra si fosse riusciti ad evitare la contrapposizione elettorale delle formazioni che ora si stanno facendo la guerra. E’ certo che il Terzo Polo, come appunto il Movimento Cinque Stelle, porterà via voti anche al Partito democratico. Che poi in qualche modo sarà chiamato a reggere l’urto di scelte non proprio lungimiranti sul piano politico.

 

Una resa dei conti interna è praticamente certa e la leadership lettiana potrebbe barcollare. A sinistra del partito, vedi gli orlandiani, le decisioni del segretario non sono dispiaciute, ma nei blocchi centristi e di tradizione democratico-cristiana – Area dem di Dario Franceschini e Base riformista di Lorenzo Guerini - di mugugni ce ne sono, eccome. Per ora tutti tacciono, ci sono le elezioni. Ma dopo…  

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