La destra italiana e il governo di Budapest

Strasburgo: “Ungheria non è una democrazia”. Lega e FdI votano contro

Il Parlamento Ue approva la relazione ma Carroccio e partito della Meloni si oppongono. Intanto la Commissione pensa di tagliare i fondi al governo di Orban

Strasburgo: “Ungheria non è una democrazia”. Lega e FdI votano contro

Meloni e Salvini amici di Orban fino alla fine. Il Parlamento europeo ha messo nero su bianco che in Ungheria “c’è un regime ibrido di autocrazia elettorale”, in cui non vengono rispettati i principi democratici e si violano con “sforzi deliberati e sistematici” i valori fondanti dell’Ue, ma i due leader continuano a non prendere le distanze dal primo ministro magiaro. I gruppi più a destra dell’Eurocamera, Identità e Democrazia (ID) e i Conservatori-Riformisti Europei (ECR), di cui fanno parte rispettivamente Lega e Fratelli d’Italia, si sono schierati ancora con il Paese che “non è una democrazia”.   

 

La linea politica di Strasburgo è chiara: l’Ungheria non rispetta lo stato di diritto, la libertà di stampa, il pluralismo e le opposizioni, oltre che la libertà di religione e quella accademica, e i diritti delle minoranze. Destano preoccupazione le politiche nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo. Negli ultimi giorni poi il governo è arrivato a imporre ai medici che si occupano di aborto - la norma è in vigore da ieri – di fornire “una prova chiara delle funzioni votali del feto”, a partire dal battito del cuore, alle donne che intendono interrompere la gravidanza. Ma la delegazione di Fratelli d’Italia contesta la decisione e parla di “ennesimo attacco politico nei confronti del legittimo governo ungherese, in una fase difficile per l’Europa nella quale a tutti i livelli si dovrebbe perseguire la strada dell'unità e non quella della polarizzazione per motivi ideologici”. 

 

E’ da tempo che le istituzioni europee vigilano sull’operato di Orban e pensano all’attivazione della cosiddetta clausola di sospensione prevista dall’articolo 7 del Trattato Ue. La disposizione prevede che in presenza di una violazione grave e persistente dei principi di libertà e democrazia, e del rispetto dello stato di diritto da parte di un Paese membro, si può procedere alla sospensione di alcuni suoi diritti, fino a quello di voto. La verifica deve essere effettuata dal Consiglio, ed è esattamente quello che adesso chiede Strasburgo. Ai capi di Stato e di governo basta la maggioranza qualificata per procedere. Anche la Commissione di Ursula von der Leyen si muove. Sarebbe pronta a tagliare i fondi stanziati, circa il 70% dei 22 miliardi di euro previsti nell’ambito della programmazione 2012-2027. Insomma, stavolta si intende davvero fermare la deriva ungherese e il progressivo venir meno delle condizioni per l’adesione all’Ue. 

 

La posizione degli eurodeputati leghisti e meloniani ha avuto immediate conseguenze sulla politica nazionale. “C’è chi sta con Orban e chi con Macron. Noi non abbiamo dubbi”, scrive su twitter Matteo Renzi. Benedetto della Vedova di + Europa commenta: “Lega e FdI hanno il capo del governo ungherese come modello. Il voto di oggi ha reso palese quello che si sa e in molti fingono di non vedere”. Lia Quartapelle, responsabile Affari Esteri del Partiti democratico, fa notare che “anche oggi” i partiti di Salvini e Meloni “prendono le parti di Orban, in barba agli interessi italiani”. Silvio Berlusconi dice la sua ma in evidente dissenso con i partners della coalizione: “La nostra presenza è garanzia assoluta che il governo sarà liberale, cristiano, europeista e atlantista. Se questi signori, i nostri alleati, di cui ho fiducia e rispetto dovessero partire per direzioni diverse noi non staremo nel governo”. 

 

 

 

 

 

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