il punto sulla guerra

La Russia tra forti proteste interne e voci di una pace con Kiev

Secondo fonti turche, il Cremlino potrebbe essere pronto a negoziati sulla guerra in Ucraina. Venerdì atteso il riconoscimento dei territori conquistati

La Russia tra forti proteste interne e voci di una pace con Kiev

Dopo i cambi della guardia ai vertici militari e alcune morti sospette di oligarchi, arriva una nuova rimozione. Questa volta si tratta dell'ambasciatore russo di lungo corso, Vladimir Chizhov, che è stato sollevato dal proprio incarico di rappresentante permanente della Russia presso l'Unione europea. 

Al momento non è stato ufficializzato alcun nome di chi potrebbe prenderne il posto. Le dimissioni sono state firmate dal presidente russo in persona, Vladimir Putin, proprio mentre fonti turche parlano di una disponibilità del leader del Cremlino a trattare una pace con Kiev. 

Scricchiola, però, il fronte finora unito di sostegno militare all'Ucraina: le Germania ha annunciato con non fornirà più carri armati alle truppe di Kiev perché potrebbero alimentare un'escalaton che potrebbe portare a uno scontro tra la Nato e la Russia. 

Il tutto mentre in Russia si moltiplicherebbero le proteste contro la mobilitazione dei 300mila riservisti da inviare a combattere in Ucraina e mentre è atteso per venerdì 30 settembre il riconoscimento dei territori conquistati e dove è in corso il referendum per l'annessione alla Russia. 

 

Colloqui Putin-Erdogan su una possibile pace?

Mentre la tensione è alle stelle in Ucraina e all'interno della stessa Russia, per la mobilitazione di riservisti russi per combattere nei territori contesi, arriva la notizia che il presidente russo si sarebbe detto disposponibile a un negoziato con l'omologo ucraino per porre fine al conflitto. 

"La Russia potebbe tornare a negoziare con l'Ucraina", ha riferito il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavisoglu, citato dall'agenzia di stampa statale di Mosca, Tass. L'apertura sarebbe arrivata in occasione del colloquio tra Putin e il presidente turco, Erdogan, a Samarcanda.

 

Dalla mobilitazione alle proteste in Russia

Intanto dal Cremlino arriva una parziale ammissione di errore nell'annunciare la mobilitazione di riservisti, chiarendo però di non aver "preso alcuna decisione" finora in merito alla chiusura dei confini. Nei giorni scorsi erano state registrate lunghe code di auto ai confini, in particolare con la Finlandia, insieme a un boom di acquisti di biglietti aerei in uscita dalla Russia. Nelle scorse ore, però, il presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, ha rivolto un'esortazione a quello russo Putin, riguardo a coloro che tentano di fuggire: "Beh, lasciali correre" avrebbe dichiarato, aggiungendo: "Non so come ri senti al riguardo (quando è accaduto in Bielorussia, Ndr) non ero particolarmente preoccupato. Tanto poi tornano". Lukashenko rappresenta uno degli "alleati" del leader del Cremlino e quest'ultimo, incontrando il leader bielorusso, ha rivolto un messaggio a Europa e Usa: "L'Occidente deve rispettare la Russia".  

 

 

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