I nodi da sciogliere

Gas, Meloni: “Serve risposta Ue. In Italia partiti siano compatti”

Intanto si tratta sulle caselle dei ministri. Al Mef Panetta o Siniscalco. Per Salvini il Viminale è più lontano ma manda messaggi distensivi all’alleata

Gas, Meloni: “Serve risposta Ue. In Italia partiti siano compatti”

Giorgia Meloni rompe il silenzio post-elezioni e rilascia una dichiarazione su Ue e caro energia. “Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie. Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario”. A cinque giorni dalla vittoria la leader di Fratelli d’Italia parla già da premier: “L’auspicio è che nel Consiglio Europeo sull’energia di domani prevalgano buon senso e tempestività”, dice. “Su questo tema di vitale importanza per l’Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche”. 

 

Le sue parole arrivano a poche ore di distanza dalla decisione del governo tedesco di varare un maxi piano per sostenere famiglie e imprese da 200 miliardi di euro. E dopo che Mario Draghi ha strigliato i partners europei: “Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali”, ha affermato il presidente del Consiglio uscente. “La crisi richiede una risposta per ridurre i costi per famiglie e imprese, limitare i guadagni eccezionali di produttori e importatori, evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno, tenere unita l’Europa di fronte all’emergenza”. Dunque, il tema caldo resta quello di gas e costi delle bollette. Meloni sa che si tratta di uno dei primi test per il nuovo governo, sia in termini di rapporti con gli Stati membri dell’Ue, sia nei confronti dell’elettorato. 

 

Intanto filtrano indiscrezioni sulla composizione dell’esecutivo. La leader promette che “non deluderà” ma nel centrodestra la formazione della squadra dei ministri resta un rompicapo da cui dipendono i futuri equilibri tra alleati. Divisioni si stanno registrando pure sull’assegnazione della presidenza di una delle Camere all’opposizione. La mossa sarebbe nelle intenzioni della leader di Fratelli d’Italia ma non riscuote l’appoggio né di Forza Italia, né della Lega. Matteo Salvini ha riunito nel pomeriggio di ieri i parlamentari del Carroccio eletti in questa tornata, circa 100. Al termine si è intrattenuto con il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, per “fare il punto sul caro energia”.

 

Nonostante la sconfitta elettorale il partito prova a trasmettere un’immagine di unità al suo interno e nella coalizione. “Saremo al governo per 5 anni, faremo un governo di centrodestra, non date retta ai giornalisti”, è il messaggio ai suoi del segretario. Che aggiunge: “Dobbiamo essere uniti”. Lo dice perché conosce la portata dei malumori che serpeggiano tanto ai vertici che tra militanti. Quell’8,8% non è stato digerito e da giorni la leadership salviniana è tutt’altro che scontata, almeno nel medio e lungo termine. Per ora lui continua a far finta di nulla e resta al suo posto. Punta tutto sulle caselle dei ministeri da riempire e sui futuri incarichi in quota Carroccio.

 

Il ‘no’ sul Viminale sembra ormai certo. Fratelli d’Italia non asseconderà le mire del ‘capitano’ sul ministero dell’Interno. Un primo smacco che per ora il leghista incassa, sperando forse di ottenere qualche altro ministero di peso. Il match è tutto da giocare ma è probabile che il governo sarà a metà strada tra il tecnico e il politico. Per l’Economia continua a girare il nome di Fabio Panetta, ex direttore generale di Bankitalia, e ora nel Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. Anche Domenico Siniscalco, già ministro del governo Berlusconi, sarebbe in lizza. In ogni caso, quella del Mef, resta una tessera chiave del puzzle.

 

Quanto all’ipotesi di due vice premier - uno potrebbe essere Antonio Tajani di Forza Italia, l’altro lo stesso Salvini - non sembra prendere corpo. La spartizione o la creazione di nuovi ruoli dipenderà anche dalla presidenza di Camera e Senato. Ciò che è certo è che Mattarella non ha intenzione di perdere tempo. Immediatamente dopo l’insediamento dei parlamentari procederà a conferire l’incarico per procedere quanto prima alla nomina dei ministri. Meloni per allora avrà trovato la quadra? 

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