Come partirà la XIX legislatura

La prima prova del nuovo Parlamento: l’elezione dei presidenti

Si tratta a oltranza. La Russa e Molinari verso gli scranni più alti ma le tensioni tra alleati non si placano. Vertici separati di Meloni con Cav e Salvini

La prima prova del nuovo Parlamento: l’elezione dei presidenti

Una giornata convulsa e una notte che speriamo abbia portato consiglio. Le ultime ventiquattro ore del centrodestra si sono complicate, e parecchio, sui nomi dei presidenti delle Camere. Alle 10 di oggi è convocata la prima riunione dei neo eletti a Montecitorio, alle 10.30 si comincia anche al Senato. Quello che Giorgia Meloni voleva a tutti i costi evitare, ovvero arrivare al giorno dell’insediamento senza un accordo blindato in tasca sulle presidenze dei due rami del Parlamento, alla fine si è verificato. In linea di massima, tuttavia, si dovrebbe puntare su Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia per Palazzo Madama e Riccardo Molinari della Lega per la Camera. Salvo sorprese, ovviamente. I nodi irrisolti per il centrodestra sono concentrati principalmente sulla rosa dei nomi che dovrebbero far parte della squadra di governo. E che stanno determinando malumori e tensioni pesanti. 

 

La giornata era cominciata bene. L’annuncio di Giovanbattista Fazzolozari di Fdi circa la fumata bianca per gli scranni più alti di Montecitorio e Palazzo Madama aveva lasciato pensare che anche le altre caselle fossero andate a posto. Non è stato così. Forza Italia non manda giù il veto di Meloni su Licia Ronzulli, per la quale Berlusconi pretende un ministero di prima fascia. Mentre la Lega in serata ha di nuovo presentato una ‘lista della spesa’, un po’ mascherata, ma abbastanza chiara circa quello che si aspetta via Bellerio. Al termine del Consiglio federale in una nota la Lega ha spiegato che “è pronta ad occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia”. Dunque, non rinuncia ai ministeri dell’Interno, al Mef, alle Infrastrutture e alle Autonomie. 

 

A dire il vero gli scogli che sta incontrando Meloni nella sua navigazione verso Palazzo Chigi sono gli stessi di qualche giorno fa. Ma la leader di Fratelli d’Italia ritiene di essere stata fin troppo generosa con i suoi alleati: riservando alla Lega sei ministeri (non si sa ancora quali) e 5 a Forza Italia. Insieme le due forze politiche hanno preso poco più del 16%, mentre Fratelli d’Italia è il partito che ha raggiunto quota 26. Una distribuzione che agli occhi della leader di destra dovrebbe accontentare i due alleati. Non è così nei fatti. E adesso non è nemmeno così semplice calmare gli animi e tirare le somme. Vedremo in Aula quale sarà il comportamento delle truppe leghiste e di quelle forziste. Sarà una prova sulla compattezza del centrodestra che ha vinto le elezioni e che si appresta a governare. Ieri segnali buoni in questo senso non sono stati registrati.

 

Il vertice a tre dei leader non si è tenuto e Meloni ha incontrato separatamente Berlusconi e Salvini. La presidente del Consiglio in pectore sta guidando in prima persona la mediazione. Oggi in ogni caso è una giornata importante: si insediano ufficialmente il nuovo Senato e la nuova Camera e parte la diciannovesima legislatura italiana. Il prossimo passaggio ineludibile è eleggere la seconda e la terza carica dello Stato. Il centrodestra vuole chiudere stamattina ma si tratta ad oltranza anche per chiudere il prima possibile la partita dei ministeri. Per ora tanto unito questo centrodestra non sembra. 

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