
La maggioranza si ricompatta e alla Camera elegge presidente il candidato leghista, Lorenzo Fontana. Al quarto scrutinio, quando è stata sufficiente la maggioranza assoluta, è arrivata la fumata bianca per l’ex ministro della Famiglia. Sono stati 222 i voti a suo favore ma ne sarebbero bastati 197 per raggiungere il quorum. Votanti 392, nessun astenuto. La candidata del centrosinistra, Maria Cecilia Guerra, ha totalizzato 77 voti, 22 quelli andati al candidato del Terzo Polo, Enrico Richetti.
Con la proclamazione di Fontana sullo scranno più alto di Montecitorio si chiude il ciclo che riguarda l’elezione dei presidenti delle Camere e si entra nel vivo della formazione della squadra di governo. Il dato politico che oggi emerge è che Forza Italia ha votato con Lega e Fratelli d’Italia il candidato del Carroccio. Dunque, si è ritrovata l’unità dopo la spaccatura di ieri, quando il partito di Berlusconi non ha dato il suo via libera a Ignazio La Russa alla presidenza di Palazzo Madama. Una giornata travagliatissima per la maggioranza quella appena trascorsa, mentre il clima odierno appare sicuramente più sereno. Dopo tre scrutini andati a vuoto anche Montecitorio ha la sua guida per la direzione dei lavori parlamentari.
Il neo presidente, appena entrato in Aula, ha ricevuto la standing ovation del solo centrodestra, presente in massa. Molti banchi vuoti nel centrosinistra, che non ha partecipato all’applauso. Nel suo discorso di insediamento Fontana ha elogiato Papa Francesco e ringraziato Bossi. Tra i primi punti affrontati la necessità della “centralità del Parlamento” ma senza dimenticare “pluralismo” e “autonomia” che, secondo il neo presidente, possono andare di pari passo. Altro tema quello delle “diversità” ma “l’Italia è multiforme”, ha detto, “non deve omologarsi”. Poi la sottolineatura delle radici cristiane dell’Europa. Dopo il discorso a braccio di ieri di Ignazio La Russa, con Fontana si è tornati al discorso scritto. Tanti i riferimenti all’Europa ma anche al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e alla sua importanza. Toni istituzionali i suoi, anche se non sono mancati riferimenti marcatamente politici.
“Sono molto contenta che stiamo procedendo spediti come avevamo promesso agli italiani. Continuiamo a lavorare con la stessa velocità per le altre scadenze che abbiamo di fronte”, ha detto la presidente del Consiglio in pectore, Giorgia Meloni. Che deve aver tirato un sospiro di sollievo ora che il primo match sui presidenti delle Camere si è chiuso. Da oggi l’attenzione sarà focalizzata sul governo e “non c’è tempo da perdere”. Berlusconi, tuttavia, poco prima dell’elezione di Fontana ha fatto sapere: “Meloni però deve passare da noi”. Questo significa che le divisioni con Forza Italia non sono rientrate del tutto nonostante la ‘tregua’ odierna. Lo fa pensare anche la dichiarazione di Giorgio Mulè, già sottosegretario azzurro alla Difesa, che ha lanciato un avvertimento a proposito delle posizioni pro-Russia manifestate in passato dal nuovo presidente della Camera. “Se dovesse prendere posizioni, e lo escludo, che andassero in contrasto con quello che è la storia e il nostro ancoraggio totale ai valori come l’atlantismo e l‘europeismo, non mancheremo di segnalarlo e di intervenire con tutta la forza che sarà necessaria”.