La riforma delle pensioni è una delle priorità del nuovo esecutivo, come del resto lo era del precedente Governo. Nelle scorse settimane sono circolate diverse ipotesi per mettere mano a un capitolo delicato e allo stesso tempo urgente, dato che il 31 dicembre 2022 scade Quota 100.
Tra i piani al vaglio ora c'è la possibilità di un Bonus pensione, per incentivare gli over 63 a rimanere al lavoro, contemporaneamente prevedendo uno sgravio contributivo per le aziende e i datori di lavoro.
L'ipotesi del Bonus pensioni
Il count down è iniziato da tempo e ormai mancano meno di due mesi allo scadere di Quota 100 e al ritorno - salvo trovare una soluzione alternativa - alla legge Fornero.
Da qui l'urgenza di un piano, di cui erano emerse alcune anticipazioni in campagna elettorale. Una di queste è stata ribattezzata "Bonus pensioni": prevederebbe di incentivare i lavoratori con più di 63 anni a rimanere al lavoro, nello stesso tempo rendendo meno oneroso per le imprese il pagamento dei contributi.
A riportare l'indiscrezione nelle ultime ore è stato il Corriere della Sera, che ne ha scritto con riferimento a indiscrezioni del ministero dell'Economia.
L'obiettivo resta evitare lo "scalone" che scatterebbe il 1° gennaio 2023, quando si tornerebbe alla legge Fornero, con età pensionabile a 67 anni.
Riforma pensioni 2023, le risorse sul tavolo
Per poter seguire questa strada le risorse deriverebbero dall'aumento di deficit programmato fino al 4,5% rispetto al Pil 2023 (con uno scostamento di 1,1 punti percentuali previsto dal precedente Governo nella nota di aggiornamento al Def), contando su una possibile crescita del prodotto interno lordo dello 0,6%. Tradotto in euro, significherebbero 5 miliardi circa, da investire in provvedimenti più flessibili di uscita dal mondo del lavoro.
Le altre ipotesi: quota 41 o Opzione tutti
A spingere in altra direzione è soprattutto la Lega, orientata a una Quota 41, possibilmente dai 61 o 62 anni, tenendo in considerazione soprattutto gli anni contributivi, più che l'età anagrafica. Ma non si esclude neppure la cosiddetta "opzione tutti" o "opzione uomo", che consisterebbe in una estensione a tutti, appunto, dell'attuale "opzione donna".
Le risorse, in questo caso, deriverebbero dalla cancellazione o sospensione del Reddito di cittadinanza.