Il Viminale non cambia rotta e così la Ong Humanity 1 e la Geo Barents non ottengono il permesso di approdo, vengono però fatti scendere fragili, soprattutto donne e bambini, come previsto dal decreto flussi migratori del ministero dell'Interno. Dalla Humanity sbarcano in 144 mentre dalla nave di soccorso di Medici Senza Frontiere, a sbarcare sono in 357 persone. Ma le polemiche non si placano.
Lo "sbarco selettivo e parziale"
Su 179 profughi a bordo della Humanity 1, la nave della ong tedesca "Sos Humanity", sono scesi in 144. Come previsto dalle procedure del ministero dell'Interno, infatti, c'è stata una ispezione a bordo, al termine della quale sono scesi solo coloro che sono stati ritenuti bisognosi di assistenza a terra.
"I primi a sbarcare sono stati minorenni e bambini piccoli accompagnati dalle madri. I controlli sono ancora in corso, ma Catania non ci è stato assegnato come porto sicuro", ha spiegato Petra Krischok, portavoce di Sos Humanity, che domenica ha incontrato i giornalisti sul molo di Levante, dopo lo sbarco.
"Non sono io il capitano, non decido io – ha chiarito - ma lasciare il porto di Catania se non dovessero sbarcare tutti i migranti che sono a bordo della nave sarebbe illegale, perché sono tutti profughi".
Stessa procedura per la Geo Barents, la nave di soccorso di Medici senza frontiere che contesta che "lo sbarco selettivo e parziale, come quello proposto dalle autorità italiane, non è da considerarsi legale secondo le convenzioni di diritto marittimo" e ricorda che "il governo dovrebbe prendere ogni misura necessaria per far sì che i sopravvissuti restino a bordo il minor tempo possibile, secondo quanto stabilito dalle Linee Guida sul Trattamento delle Persone Soccorse in Mare".
Il "carico residuale"
Contro la decisione italiana di porti chiusi anche l'associazione Mediterranea Saving Humans che su Facebook scrive: "È una pretesa illegittima e illegale". "E poi affermano che deve 'Uscire dalle acque territoriali con il carico residuale'? Si sta parlando di merce? No", prosegue l'associazione. "Si sta parlando di esseri umani: persone sfuggite ai campi di concentramento libici finanziati dall'Italia. E chi avrà mai usato queste parole disumanizzanti? Piantedosi, il Ministro dell'Interno della Repubblica italiana".
E poi: "La frase è stata pronunciata a seguito della decisione di far sbarcare solo alcuni dei naufraghi (minori e 'vulnerabili') soccorsi dalla Humanity 1: uno sbarco selettivo che ha lasciato 35 persone a bordo della nave di Sos Humanity intimandole di allontanarsi", prosegue l'associazione. "Parlano di diritto alla vita, ma quando poi ci si ritrovano davanti", conclude Mediterranea, la chiamano 'carico residuale'. Di residuale è rimasta solo l'umanità di chi ci governa".
Il problema dell’accoglienza
Se l’hotspot di Lampedusa è al collasso, come confermato nei giorni scorsi, a Catania la Protezione civile si è attrezzata per accogliere i profughi. Il personale, infatti, ha affiancato quello della Guardia costiera, insieme a forze dell'ordine, ambulanze, volontari della Protezione civile e bus di linea urbana, che sono stati usati
Ora i migranti sono accolti al Palaspedini, il palazzetto dello sport di piazza Spedini: "La struttura – aveva confermato prima dello sbarco Marco Romano della Protezione civile del Comune di Catania - è pronta ad accogliere tutti gli ospiti presenti sull'Humanity 1”. Romano ha chiarito che l’infrastruttura potrebbe ospitare anche altri migranti, in caso di sbarco di altri profughi tra quelli che si trovano sulle altre navi delle ong che chiedono il permesso di approdo.
Le altre navi attendono, ma il Viminale dice “no”
A chiedere che siano fatte entrare in porto anche le altre navi delle Ong sono diversi attivisti, che hanno organizzato un raduno nel porto con uno striscione dalla scritta #portiaperti. Si tratta di una trentina di persone che ha chiesto "tutti liberi e tutte libere". Ma il ministero dell’Interno non sembra voler cambiare linea: “Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare", ma "gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali", hanno fatto sapere dal Viminale, mentre il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, da Milano ha sottolineato che l'Italia si fa "carico di ciò che presenta problemi di ordine assistenziale e umanitario", ma, spiega, "senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera" e "senza venire meno agli obblighi umanitari su cui non faremo mai marcia indietro".