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Tra l’estate di San Martino e San Tommaso d’Aquino

Ucraina, troppe manifestazioni per la pace l’un contro l’altra armate

La cosa giusta per far finire la guerra è una sola: la Russia deve lasciare le terre che ha violato, altrimenti è sacrosanto armare l’aggredito

Ucraina, troppe manifestazioni per la pace l’un contro l’altra armate

Settembre è notoriamente ancora estate. Poi è venuta l’ottobrata, simpatica e attesa, quella che i canadesi degli immensi spazi a nord dell’Ontario chiamano Indian Summer – Estate indiana. I cattolici e non solo (per quanto espulse dal lessico di Bruxelles, le radici cristiane d’Europa sono anche questo) attendono l’estate di San Martino, attorno all’11 novembre, che prende il nome dal miracolo occorso quando il santo divise a metà con la spada il suo mantello di ufficiale della legione romana per soccorrere un povero infreddolito, e il sole spuntò caldo all’improvviso. Tutto sommato, salvo qualche giorno di pioggia e un brusco abbassamento di temperature per un paio di giorni in questo novembre, stiamo vivendo un 2022 decisamente caldo, da record. Lì nelle alte quote si combatte, mentre scriviamo, una guerra non dichiarata tra l’anticiclone africano e l’aria umida e fresca dell’Atlantico, nel contempo a est si affaccia la fredda aria di provenienza siberiana.

 

Le esitazioni climatiche sconvolgono in qualche modo anche le sensazioni – sempre un po’ «folli» - dei poeti come il sottoscritto, degli scrittori, degli artisti. Settembre dovrebbe già portare riflessioni (come dimenticare la grande canzone della Premiata Forneria Marconi), invece noi amanti del mare siamo ancora qui a nuotare in novembre, tra estate che non muore e attese di aria fredda. Alle incertezze climatiche si affiancano le mutazioni politiche, che assumono talvolta la malizia del travestimento, del cambio di maschera, della negazione sfacciata di quanto si è fatto poco prima per assumere un volto nuovo che faccia – sperano – crescere i sondaggi d’opinione. Faccio fatica a comprendere manifestazioni per la pace «l’un contro l’altra armate». Non riesco a comprendere come si possa chiedere uno stop improvviso all’invio di armi all’Ucraina: così corta è la memoria di alcuni capi politici? Il principio «vim vi repellere licet» (è lecito respingere la violenza con un’adeguata forza) è antichissimo, si trova nel diritto romano, nel Corpus di Giustiniano, nella Summa teologica di San Tommaso d’Aquino, è alla base un principio di diritto naturale. Di fronte a un aggressore che con forze massicce viola le frontiere di uno stato sovrano, non bastano alcuni mesi per cambiare la realtà dei fatti e modificare quanto è eticamente proponibile.

 

La «cosa giusta», (the right thing, diffusa nell’etica civile anglo-sassone) è che Mosca se ne vada da quelle terre che ha violato e paghi per la distruzione, la morte, il terrore che ha seminato. La cosa giusta è che le decine di migliaia di bambini e cittadini ucraini deportati all’interno dei confini della «Madre Russia» fino alla remota Siberia (di cui si parla troppo poco), siano ricondotti a casa. La cosa giusta è che venga istituito un Tribunale di guerra perché chi ha commesso crimini efferati – siano regolari russi o spietati mercenari – ne paghi il fio, senza esitazioni. La cosa giusta, infine, è che finché la Russia non lascia l’ultimo lembo di terra ucraina, è sacrosanto armare il paese aggredito. Vim vi repellere licet. Appunto.

 

È uscito recentemente il terzo volume di Antonio Scurati su Mussolini: M, gli ultimi giorni dell’Europa. Sono impressionanti le analogie che la storia ripropone, servono a studiare le esitazioni e le debolezze attuali. Nel 1938 Hitler fece arrestare il cancelliere austriaco von Schuschnigg, che si opponeva all’Anschluss (l’Annessione alla Germania nazista). Le potenze europee fecero baccano, nulla di più. Il cancelliere restò in campo di concentramento fino al 1945. Subito dopo Hitler avanzò pretese sui Sudeti, territorio ceco. Inghilterra e Francia non volevano la guerra e cedettero alle pretese naziste, nella speranza che Hitler si accontentasse. Chamberlain, premier inglese, giunse a chiedere a Mussolini di farsi mediatore con Hitler. Fu indetta una conferenza a Monaco di Baviera, Francia e Inghilterra vollero credere che annettendosi i Sudeti Hitler avrebbe saziato la sua fame. Errore fatale.

La Germania nazista occupò la Repubblica Ceca, il presidente Edvard Beneš fuggì all’estero e formò il governo in esilio della Cecoslovacchia a Londra. Mussolini che credeva di essere l’alleato influente e ascoltato del Führer si rese conto, con grande mortificazione del suo spirito egocentrico, che l’alleato in baffetti e svastica si allargava in Europa, invadeva paesi sovrani, occupava territori senza informarlo se non a cose fatte. Mussolini diede ordine di operare una ricognizione delle difese sul Brennero, e di potenziarle su tutta la frontiera con la Germania: iniziava il timore dell’alleato. 

 

E venne infine l’invasione della Polonia, il 1° settembre 1939 e, inevitabilmente, la seconda guerra mondiale. La storia si racconta, non si fa per ipotesi: «Cosa sarebbe successo se …». Così è lecito pensare che Putin si sarebbe preso parte del territorio ucraino e avrebbe lasciato il resto. Forse ci sono osservatori che lo credono. Per parte mia sono convinto che annullata la sovranità ucraina «l’ultimo (sedicente) imperatore» della Madre Russia avrebbe guardato ad altri paesi confinanti, iniziando dalle Repubbliche baltiche. La debolezza e la mancata visione di Chamberlain e di Daladier (Premier francese) tuffarono l’Europa nell’orribile guerra.

 

Difendere i confini dell’Ucraina significa difendere casa nostra, i confini dell’Europa. Il noto adagio guerriero dice «Si vis pacem para bellum – Se vuoi la pace prepara la guerra». La vita e Gesù Cristo mi hanno insegnato che pace e giustizia sono sorelle siamesi. Per cui: se vuoi la pace opera secondo giustizia. È giusto che Putin se ne vada dalla terra d’Ucraina, come è giusto che l’ONU riveda in profondità le sue cose. Un membro permanente del Consiglio di sicurezza dovrebbe avere la responsabilità e l’onore di difendere in prima linea il diritto internazionale. Qui primariamente la Russia di Putin ha tradito il suo compito storico, manifestando disprezzo per ogni regola, facendo tornare l’Europa ai tempi delle annessioni hitleriane e alla guerra. Consigliamo a tutti di leggere Scurati, in primis a coloro che urlano contro le armi all’Ucraina.

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