La via stretta delle minoranze divise

Democratici e Terzo Polo, le due opposizioni sempre più antagoniste

Letta chiama la piazza, Calenda incontra Meloni. I loro destini sempre più distanti. Sulla manovra tracciano il percorso politico per i prossimi mesi.

Democratici e Terzo Polo, le due opposizioni sempre più antagoniste

L’opposizione di Letta e quella di Calenda prendono strade sempre più lontane. Basta vedere le reazioni alla legge di Bilancio voluta dal governo Meloni. Il Pd annuncia oggi “due momenti significativi”. Il primo, “sabato 3 in tutte le province italiane”. In quell’occasione, annuncia Enrico Letta, “presenteremo le nostre controproposte, in particolare su temi assenti nella legge di Bilancio, come il salario minimo”. Il secondo “a Roma il 17 dicembre”, quando “a livello nazionale metteremo in campo il complesso delle nostre controproposte, alzeremo le bandiere sulle grandi questioni sociali: inflazione, caro vita, protezione di famiglie e imprese, salario minimo e cuneo fiscale”. Dalla direzione Dem il segretario lancia la protesta a tutto campo nei confronti della manovra Meloni e respinge al mittente chi ha tacciato il Pd di essere “eccessivamente critico”. “Non è un argomento”, spiega. “Siamo in un momento cruciale. In bilico rispetto alla recessione. Ecco perché è necessario che ci siano le scelte giuste e che siano ambiziose” rispetto a “una manovra improvvisata, iniqua e inadeguata”. 

 

Il Pd è senza dubbio a un bivio. La fase congressuale, che porterà all’elezione del nuovo segretario, cade nei primi mesi di vita dell’esecutivo di destra e questo è di per sé un elemento di fragilità. Tuttavia, con la mobilitazione della piazza, il Nazareno prova a tracciare una piattaforma di azione, specie sui temi che riguardano le fasce sociali più deboli, e a restituire slancio a un partito assopito dopo la batosta elettorale e troppo diviso dal correntismo interno. “Le elezioni anticipate sono state un danno. Hanno portato via le scelte dell’agenda sociale”. Un esempio? “Quelle sul salario minimo, che erano state presentate dal governo e dal ministro Orlando. Ora avremmo una legge di Bilancio con al centro il salario minimo”. In ogni caso “è cominciata la fase costituente. Abbiamo due mesi di tempo e la possibilità di sciogliere i nodi per la costruzione del nuovo Pd”. 

 

Intanto Carlo Calenda del Terzo Polo sceglie un approccio diverso. Tende la mano a Giorgia Meloni e trova dall’altra parte l’inquilina di Palazzo Chigi disposta ad incontrarlo. Si vedranno la settimana prossima. “Ringrazio la premier, incontrare il governo è importante. La politica è confronto. L’opposizione non si fa andando sempre in piazza ma proponendo alternative”. Ammesso che queste alternative vengano prese in considerazione, il leader di Azione non vuole lo scontro. “Il nostro giudizio sulla manovra di governo è negativo, ma abbiamo fatto delle proposte alternative che sono a saldi invariati, non con più soldi ma con un diverso uso dei soldi. Ne vogliamo parlare in un’ottica in cui siamo avversari, non nemici”.

 

Non è però solo questione di come affrontare l’iter parlamentare della manovra di Bilancio: infatti è a Palazzo Madama e a Montecitorio che eventualmente il testo varato dal Consiglio dei ministri potrà essere modificato. Piuttosto, la mossa di Calenda rappresenta un prendere le distanze in modo sempre più marcato dal Partito democratico. Non a caso sostiene che “il destino del Pd è di essere sinergici con il M5S” e fa la sua previsione: “in Italia ci saranno tre poli: la destra di Meloni, la sinistra di Conte e noi”. Nel frattempo Matteo Renzi, alleato di Calenda, sull’incontro con Meloni mette le mani avanti: “Nessun inciucio, solo un atto di rispetto istituzionale per illustrare la contromanovra che abbiamo presentato”.

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