la rivendicazione

I Savoia e i gioielli reali contesi: “Sono nostri, li rivogliamo”

Il caso riguarda i preziosi della ex famiglia reale depositati presso la Banca d’Italia. Secondo gli eredi di Umberto II vanno restituiti per usucapione

I Savoia e i gioielli reali contesi: “Sono nostri, li rivogliamo”

Il “tesoretto” è in realtà un vero e proprio tesoro e gli eredi di Umberto II ora ne rivendicano la proprietà. Si tratta dei gioielli della casa Savoia depositati dall’ex re presso la Banca d’Italia: un cofanetto protetto da 11 sigilli con diamanti, perle, collane, preziosi di vario genere, del valore di circa 300 miloioni di euro, di cui oggi viene rivendicata la proprietà per “usucapione”.

 

I gioielli e la rivendicazione della proprietà

I Savoia, dunque, hanno chiesto ufficialmente la restituzione dei gioielli della corona, il cui valore viene stimato in circa 300 milioni di euro e che al momento si trovano in deposito presso la Banca d'Italia. Oltre ad annoverare un diamante rosa montato su una grande spilla e i collier di perle indossati dalla Regina Margherita, del tesoretto farebbe fa parte anche la tiara della regina Elena, che rappresenta il gioielli più prezioso.

"Un diadema a 11 volute di brillanti, attraversato da un filo di perle orientali, che sotto ha perle incastonate e sopra gocce di brillanti: 11 perle a goccia di grani 720, 64 perle tonde del peso di grani 975, 1040 brillanti del peso di grani 1167", come viene descritto il gioiello.

 

Il caso e il procedimento giudiziario

A raccontare la vicenda è stato il Fatto Quotidiano, che riporta anche le memorie depositate presso il Tribunale Civile di Roma. Si tratta, infatti, di un caso che tiene banco da tempo e che il prossimo 10 maggio 2023 finirà in aula con un’udienza davanti al giudice, dopo che i Savoia da tempo hanno chiesto di portare la contenzioso alla Consulta. Il problema, quindi, sarebbe costituzionale. Secondo gli eredi di Umberto II quest’ultimo lasciò il prezioso cofanetto che li contiene e che a sua volta ha un enorme valore, nel 1946. Oggi, però, dovrebbe essere riaffidato alla famiglia, a cui spetterebbe “per usucapione”.

Si tratta di una modalità di “acquisto della proprietà di una cosa o di altro diritto reale di godimento su di essa, mediante il possesso della cosa stessa per un periodo di tempo stabilito dalla legge”.

 

La contesa sulla Costituzione

La famiglia ritiene che a XIII Disposizione della Carta costituzionale sia in contrasto con i suoi stessi principi fondamentali e con i diritti sanciti dall’Ue.

A supporto della propria casa i Savoia hanno citato anche i diari di Luigi Einaudi, in particolare quattro pagine –dalla 656 alla 659 – dei diari di Luigi Einaudi, governatore della Banca d’Italia dell’epoca, che di lì a poco sarebbe diventato il primo presidente della Repubblica italiana. “Il Re mi riceve come al solito – si legge – e forse un po’ più serio, e mi comunica che in conseguenza degli avvenimenti egli desidera che le gioie così dette della corona non vadano immediatamente in mano ad un commissario (...) Egli desidera che esse siano depositate presso la Banca d’Italia per essere consegnate poi a chi di diritto”, come riporta Il Fatto.

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