Come previsto, quelli appena conclusi sono stati tre giorni molto difficili per l’Iran, alle prese con proteste che vanno avanti, in modo più o meno intenso, da tre mesi. In occasione dello sciopero, indetto dal 5 al 7 dicembre, anche alcuni negozianti della capitale hanno tenuto le saracinesche abbassate in segno di protesta dopo la morte della giovane curda Mahsa Amini, lo scorso settembre, dopo il suo arresto da parte della polizia morale e mentre era sotto la custodia degli agenti.
Nonostante l’annuncio della imminente soppressione della polizia morale, poi in parte smentito, la repressione è stata molto dura.
La repressione non si ferma
La magistratura iraniana ha disposto che negozi e imprese che hanno aderito allo sciopero fossero sigillati e la polizia ha eseguito numerosi arresti tra chi protesta. La serrata, però, è stata estesa non solo alla capitale iraniana, ma a ben 40 città della Repubblica islamica.
Il sindaco di Teheran, Alireza Zakani, ha accusato gli studenti dell'Università Sharif, in piazza, di essere dei 'traditori'. La maggior parte delle manifestazioni delle ultime settimane, infatti, è nata dagli studenti e in particolare dalle università, coinvolgendo molti giovani e soprattutto molte donne.
Omicidio Amini: gli sviluppi
Se le proteste sono nate in seguito alla morte di Mahsa Amini, ora arrivano sviluppi nell’ambito dell’inchiesta per la morte di un altro giovane, Mehran Samak. Il 27enne era stato ucciso da un proiettile alla testa il 29 novembre mentre era in strada per festeggiare la sconfitta della squadra della Repubblica Islamica contro gli Usa ai Mondiali del Qatar. Nelle ultime ore è stato arrestato il comandante delle forze di polizia di Anzali, nel nord del Paese. A riferirlo è stato l'avvocato della famiglia Samak, come riporta Bbc Persia.
L’apertura da parte della sorella dell’Ayatollah
In un clima di così forte repressione ha fatto scalpore l’intervento di Badri Hossein Khamenei, la sorella della Guida suprema della Repubblica islamica Ali Khamenei, che ha pubblicato una lettera in cui si augura "presto la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia al potere".
Nella lettera, pubblicata sull'account twitter di suo figlio e rilanciata da alcuni media, Badri Khamenei critica il fratello affermando che "il regime della Repubblica islamica non ha portato altro che sofferenza e oppressione per l'Iran e gli iraniani. Il popolo dell'Iran merita libertà e prosperità e la loro insurrezione è legittima e necessaria per ottenere i loro diritti", si legge. In molti sperano che questo messaggio possa servire ad allentare la repressione da parte delle autorità.