
Stavolta la maratona notturna si è chiusa con il risultato sperato. La commissione Bilancio, dopo la precedente nottata andata a vuoto senza l’approvazione di un solo emendamento, ha dato il via libera alle proposte di modifica alla manovra. Il testo, secondo i tempi tecnici, dovrebbe approdare in Aula domani. L’approvazione definitiva della legge di Bilancio a Montecitorio è attesa per venerdì. Verrà posta la fiducia dal governo, dunque il testo è praticamente blindato. Il passaggio in Senato dovrebbe concludersi la settimana prossima, in ogni caso prima del 31 dicembre.
Si esce finalmente dall’impasse durata una settimana. Il sottosegretario leghista all’Economia, Federico Freni, si dice “soddisfatto perché abbiamo portato a casa la manovra in così poco tempo con ottimi risultati” e “con uno spirito collaborativo anche con il Parlamento”. E’ sicuro: “Mai corso il rischio dell'esercizio provvisorio, assolutamente”. Sarà così? Difficile a dirsi. Ciò che sembra abbastanza evidente è che nel corso degli ultimi sette giorni hanno prevalso una certa approssimazione e confusione nelle file della maggioranza. Salta anche fuori un forte contrasto sull’emendamento proposto da Forza Italia per uno scudo sui reati fiscali. Il braccio di ferro sarebbe durato giorni tra forzisti e la premier, Giorgia Meloni. Si è concluso poi con vittoria di quest’ultima che avrebbe detto ai suoi: “Se insistono ci presentiamo in Parlamento con il testo della manovra approvato in Consiglio dei ministri”.
I rapporti tra Berlusconi e Meloni restano freddi. Lo scontro su quello che da molti è stato denominato il ‘lodo Sisto’ – lo scudo è stato proposto con un emendamento a firma del viceministro, Francesco Palo Sisto (Fi) – ha visto anche la ferma opposizione dei gruppi di minoranza, pronti a dare battaglia. L’hanno spuntata loro – dopo il ritiro del condono penale hanno esultato Pd e Cinque Stelle - e l’hanno spuntata Meloni e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con il risultato che il Cavaliere appare sempre più isolato nella maggioranza. Ma se Berlusconi è più solo, Matteo Salvini, è più defilato. Nel corso dell’iter di approvazione della manovra il segretario della Lega si è visto poco, almeno rispetto a quelli che sono i suoi standard di comunicazione. Complice la situazione interna al partito: lo scontro con Bossi e il Comitato nord fondato con alcuni dissidenti è di giorno in giorno più diretto.
I giudizi complessivi dell’opposizione sul ddl Bilancio, il primo del governo di destra-centro, sono taglienti. Tra i primi a parlare c’è Giuseppe Conte, leader del M5S. “Siamo sorpresi della incompetenza che questo governo e questa maggioranza stanno dimostrando. Hanno presentato un testo per la manovra il 15 dicembre, lo stanno riscrivendo a pezzi, ma lo stanno riscrivendo male. C'è un problema sia da un punto di vista tecnico su come scrivono le norme, poiché si sono contraddetti più volte, ma anche da un punto di vista politico e culturale”. Matteo Renzi di Italia Viva parla di una manovra in cui “Non hanno sfasciato i conti. Sul resto vedo” però “una collezione di marchette da far impallidire la Prima Repubblica. Dare i soldi ai presidenti delle società di serie A togliendo gli incentivi per i diciottenni è follia”.