In Veneto

Guerra dei tamponi rapidi, le intercettazioni di Zaia contro Crisanti

Continua la faida sui test rapidi covid nella regione Veneto tra il governatore e il senatore Pd e professore, dopo la messa in onda della puntata di Report

Guerra dei tamponi rapidi, le intercettazioni di Zaia contro Crisanti

“Lascio l'Università di Padova”. Con queste parole il senatore Pd Andrea Crisanti, ha dato commentato la sua decisione di dimettersi dall'Ateneo padovano, dove ricopriva il ruolo di docente ordinario di microbiologia, a seguito dell'indagine sui tamponi rapidi della Procura di Padova, e alla diffusione di alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardano da parte della trasmissione Report.

Crisanti inoltre ha aggiunto di volere “essere libero di prendere ogni decisione” che lo riguardano, “visto che vi sono molte intercettazioni che riguardano anche altri docenti dell'Università”. “La decisione è dovuta al fatto che, se gli avvocati identificheranno delle responsabilità di carattere penale, sulle quali nel caso ho tutta l'intenzione di andare a fondo, non voglio mettere in imbarazzo l'ateneo che, fra le altre cose, si trova anche in una situazione di collaborazione istituzionale con la Regione Veneto”. Ha concluso il senatore.

 

Continua la polemica

Il senatore Pd e professore Andrea Crisanti in un’intervista rilasciata a Repubblica continua ad attaccare Zaia: «È malvagio, non c’è altra spiegazione». E ancora: «Che un presidente della Regione utilizzi tutta la sua forza e le sue leve per danneggiare in maniera illecita chi sta cercando di metterlo sulla giusta strada a me pare di una gravità inaudita. Cosa siamo diventati, la Repubblica delle banane? Se fossimo in Inghilterra Zaia sarebbe costretto a dimettersi».

 

La vicenda

Le dimissioni di Crisanti nascono dalla vicenda che vede coinvolta la regione Veneto di Zaia e uno studio pubblicato da Crisanti sulla validità dei test rapidi covid. Siamo nell’ondata più aggressiva della pandemia per il Veneto e il governatore Zaia insiste sull’uso dei test rapidi per lo screening. Il Veneto sarà infatti capofila di un appalto da 148 milioni di euro per acquistarne 200 mila. Questi tamponi rapidi covid però, secondo uno studio pubblicato da Crisanti su Nature, non solo non sono affidabili, ma rilascerebbero addirittura 3 “falsi negativi” su 10. Inoltre sembra che la maxicommessa del Veneto non poggiasse su una sperimentazione scientifica, come invece attestato Roberto Rigoli (il medico nominato a capo delle Microbiologie venete, al posto di Crisanti. E su questo a febbraio, la gup Maria Luisa Materia dovrà decidere del rinvio a giudizio del Rigoli.

A questo punto, vista la supposta mancanza della sperimentazione scientifica sui test rapidi, Crisanti fa scattare l’esposto e sarà proprio questo ad obbligare la Regione a comunicare di avere denunciato il professore padovano, scatenando così la reazione del Senato accademico, circa la libertà della ricerca. Azienda Zero, quindi temendo l’insurrezione dei docenti, si affretta a rettificare la notizia della denuncia ma questo non fa altro che far sbottare Zaia: «E’ un anno che prendiamo la mira a questo, sono qua a rompermi i coglioni da 16 mesi, stiamo per portarlo allo schianto, adesso questo qua fa il salvatore della patria e io faccio la parte del mona cattivo».

 

Le intercettazioni

Queste le intercettazioni trasmesse da Report nell’ultima puntata dedicata allo scontro tra il presidente veneto e quello che fu il suo primo consulente per la pandemia, dove un arrabbiato Zaia parla al telefono con Roberto Toniolo, direttore di Azienda Zero, braccio operativo sanitario della Regione, di Andrea Crisanti. Frasi che sono parte di un dossier di conversazioni telefoniche tra Zaia, Toniolo, Rigoli, Massimo Clementi (direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele di Milano) e due docenti padovani.

Intanto sull'argomento il vicepremier Matteo Salvini è intervenuto su Facebook con queste parole: «Inaccettabile il continuo uso distorto delle intercettazioni per fini politici, il 2023 sar? l’anno della riforma della giustizia».

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