Nomine e licenziamenti

Spoils system all’italiana: da Aifa al Tesoro i cambi in vista

Patrizia Popoli all’Aifa e Guido Castelli nuovo commissario post-sisma hanno dato il via alla girandola delle poltrone prevista dalla legge Bassanini

Spoils system all’italiana: da Aifa al Tesoro i cambi in vista

Lo spoils system, come insegna Wikipedia, è quella pratica politica, nata negli Stati Uniti d'America tra il 1820 e il 1865, secondo cui gli alti dirigenti della pubblica amministrazione cambiano con il cambiare del governo e a Washington, sono  circa 4mila poltrone a cambiare in un colpo solo. In Italia, questa pratica più che legittima è vissuta sempre con un accento negativo soprattutto oggi che a governare c’è la destra della Meloni. Hanno fatto scalpore e suscitato polemiche, infatti, i due spoils system di ieri: quello del  direttore dell’Agenzia Italiana del FArmaco, che ha visto l’avvicendamento di Patrizia Popoli (che entrerà in carica dal 23 gennaio) a Nicola Magrini. Aifa, come tutti sanno è soggetta al sistema dello spoils system e prima di Popoli, erano stati deposti dai governi subentrati Mario Melazzini (nominato da Lorenzin), e Luca Li Bassi (Grillo) sostituito poi da Magrini su iniziativa del ministro Roberto Speranza. 

E quello di Giovanni Legnini. Il premier Giorgia Meloni ha firmato il Dpcm di nomina del senatore di Fratelli d’Italia Guido Castelli come nuovo commissario per la ricostruzione post-sisma del Centro Italia colpito dai terremoti del 2016 e del 2017, scatenando le proteste delle opposizioni, ma soprattutto del Pd, che accusa il governo di non aver dato ascolto ai sindaci, alle forze sociali ed economiche, ai comitati e alle associazioni delle zone colpite dal sisma “che chiedevano con forza che il lavoro del commissario Legnini non fosse interrotto".

 

Ma siamo solo all’inizio, perché entro il 24 gennaio previo bene placido del Quirinale, in base a quanto previsto dall’articolo 19, comma 8 della legge Bassanini sulla pubblica amministrazione del 2001 gli «incarichi di funzione dirigenziale» quali vertici dei ministeri o delle agenzie «cessano decorsi novanta giorni dal voto di fiducia del governo».

 

Meloni ha quindi pochissimi giorni per confermare o rendere operativi i licenziamenti ai vertici. Il ministro della Difesa Guido Crosetto dalle pagine del Messaggero ha suggerito di usare «il machete» anche «contro chi nelle amministrazioni si è contraddistinto per la capacità di dire no» e voci di governo non confermate, hanno individuato in Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro e in Biagio Mazzotta, ai rapporti fra Palazzo Chigi e la Ragioneria di Stato, le persone da sostituire. Contrario il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che insiste nel non voler cambiare il Ragioniere dello Stato e il direttore generale del Tesoro, e vede molto probabilmente nell’attacco a Rivera, un tentativo di indebolirlo.

 

Ad oggi comunque la legge consente a chi governa di sostituire una quarantina di dirigenti al vertice, cambiare la Bassanini significherebbe aumentare lo spoils system ad almeno altri 400. Procedura non troppo lontana da quanto succede nel resto d’Europa. Tutti ricorderanno, infatti, i 40 giorni di governo di Liz Truss quando a settembre scorso, arrivando alla guida del Regno Unito licenziò come primo atto i vertici del Tesoro. Mossa che non venne però apprezzata dai mercati, perché interpretato subito come primo segnale d’instabilità che ben presto avrebbe portato alla caduta della premier neo-nominata. 

Ma nel frattempo il tempo scorre e la Meloni deve decidere in fretta come applicare lo spoils system all’italiana.

 

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA