Dal 9 gennaio su Rai 1 arriva “Il nostro Generale”, la serie in quattro puntate di Lucio Pellegrini e Andrea Jublin con Sergio Castellitto, Teresa Saponangelo e Antonio Folletto. La fiction in quattro puntate (9, 10, il 16 e 17 gennaio), ripercorre il periodo in cui il generale Carlo Alberto dalla Chiesa ha combattuto le Brigate rosse.
La serie – scritta da Monica Zapelli e Peppe Fiore, è prodotta da RaiFiction e Stand by.
La serie
A quarant’anni dalla strage, Dalla Chiesa fu ucciso con la seconda moglie Emanuela Setti Carraro, il 3 settembre 1982 in Via Carini a Palermo, la serie focalizza un particolare momento storico, quando il generale fu incaricato di combattere le Brigate rosse. Lo Stato è sotto attacco. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa(Sergio Castellitto), crea il Nucleo speciale antiterroristico: l’obiettivo è infiltrare i suoi uomini, un gruppo scelto di giovani carabinieri sotto copertura che devono capire e anticipare le mosse di altri giovani, i brigatisti.
Le vicende del Paese – raccontate anche attraverso immagini e filmati di repertorio originali – si intrecciano con il lato privato del generale, un uomo legatissimo alla famiglia (i figli Nando, Rita e Simona).
Rita Dalla Chiesa
Durante la presentazione della serie, Rita Dalla Chiesa ha voluto ringraziare, “tutte le persone hanno partecipato a questo film.” “Ci ho visto amore – dice la figlia del generale - emozione, passione, si sono chiesti perché fosse accaduto quello che è accaduto. Io ancora oggi i ragazzi del Nucleo li conosco con i loro soprannomi. Per me Trucido è Trucido. Grazie, mi avete costruito una famiglia intorno”.
Sergio Castellitto
Per Sergio Castellitto, la morte del generale è “un inchiesta ancora aperta”. “Mi sapete dire quale sia l’ultima pagina dei libri di Storia che i nostri ragazzi studiano? Ci fermiamo alla Seconda Guerra Mondiale – dice l’attore- è impossibile storicizzare questi eventi, mi verrebbe da dire perché l’inchiesta è ancora aperta. È stato più difficile raccontare il privato, le relazioni sentimentali, ma anche quella con il ragazzi del Nucleo. Fa parte delle emozioni e delle forme del racconto. Mi fa piacere il rispetto con cui si parla ancora oggi di quest’uomo, non solo per la presenza dei figli, ma anche perché sono ferite aperte”.