Bagarre alle Camere per il 41 bis

Incontri Cospito e boss della mafia, se Donzelli vien dalla campagna

Bufera sulle parole dette in Aula dall’uomo più vicino a Meloni che dovrà presentarsi davanti al gran giurì. Da verificare anche la posizione di Delmastro

Incontri Cospito e boss della mafia, se Donzelli vien dalla campagna

Chiedersi se Donzelli venga dalla campagna, parafrasando “Il sabato del villaggio” e disturbando Giacomo Leopardi, ci sembra del tutto lecito dopo che l’uomo più vicino al presidente del Consiglio, proprio nel giorno in cui il suo partito festeggiava i 100 giorni di governo, anziché rivendicare le buone cose fatte finora, abbia dovuto per forza complicarsi la vita e quella di FdI, decidendo in Aula anellare una serie di affermazioni sul caso Cospito e il 41 bis, e scagliandosi contro alcuni esponenti del Pd, a detta sua, vicini alla mafia. Il piano rimane ancora tutto da capire.

 

La vicenda andrà avanti e coinvolgerà anche tante poltrone e anime di FdI. Perché quell’imbarazzo iniziale di Palazzo Chigi si è presto trasformato in  preoccupazione, poiché le parole pronunciate alla Camera da Donzelli non solo hanno scatenato polemiche a raffica con l’opposizione ma anche nella maggioranza e in particolare dentro il governo. E la vicenda è solo destinata ad ingigantirsi dopo le ammissioni di Delmastro e dello stesso Donzelli, che a questo punto dovrà presentarsi anche davanti al giurì d’onore, visto che il Pd, sentitosi offeso dalle affermazioni del deputato di FdI, lo ha chiesto ufficialmente ed lo ha ottenuto dal presidente della Camera Fontana. «Hanno tentato di accostarci ai mafiosi», denuncia la capogruppo dem Serracchiani, che insieme ad altri compagni di partito era andata in carcere per verificare le condizioni di salute di Cospito: «Ma noi siamo convinti sostenitori del 41 bis». Se l’intento della destra era denunciare le contiguità di una «certa sinistra» con i gruppi anarchici, il colpo è finito fuori target.

 

Ma la ricaduta sul governo è doppia: l’opposizione ora può mettere in difficoltà la premier sulla riforma della giustizia e intralciare così l’azione legislativa del Guardasigilli Nordio ma soprattutto è lei da sola ad essersi messa in difficoltà a causa della sua stessa classe dirigente, che stenta a interpretare il nuovo ruolo. Inoltre la vicenda ha provocato grandissimo imbarazzo anche a Nordio per la fuga di notizie dal suo dicastero e ha costretto Meloni a mediare con gli alleati per cercare di limitare i danni. Solo Salvini si è esposto per solidarizzare con Donzelli. Ora si dovrà vedere se Donzelli resterà al Copasir o dovrà dimettersi dal ruolo di vice presidente del Comitato sui Servizi, come chiedono le opposizioni. Se Delmastro rimarrà al ministero della Giustizia con Nordio e se le parole dette in Aula del responsabile dell'organizzazione di Fratelli d'Italia, saranno violazione di notizie di un possibile fascicolo d’inchiesta.

 

L’intervento di Donzelli in Aula

Le parole pronunciate in Aula dal responsabile organizzativo di FdI dovevano servire ieri solo ad evidenziare quanto detto dal ministro Nordio in conferenza stampa e cioè che il trasferimento dell’anarchico Alfredo Cospito “non è un minimo cedimento dello Stato ma l'assoluta tutela della salute. Tutela della salute che è principio sacro e inderogabile" che nulla a che vedere con la linea compatta ed intransigente di FdI e dell’esecutivo sul carcere duro.

 

Donzelli però non si è limitato a questo, e forse per mancanza di esperienza, si è spinto troppo oltre anche in modo maldestro e surreale per il contesto e i contenuti utilizzati nel suo discorso per attaccare la sinistra. Il responsabile organizzativo del partito della Meloni ha così deciso di entrare a gamba tesa sull’argomento, riferendo dei rapporti in carcere tra Cospito e i boss della mafia per far cadere la norma sul 41 bis. Una ricostruzione dei colloqui molto dettagliata quella di Donzelli che ha fatto subito storcere il naso agli addetti ai lavori e ai partiti, perché non poteva che esser frutto di documenti riservati in possesso di una struttura sensibile del ministero della Giustizia come ad esempio il Dap. E guarda caso sul Dap ha la delega un altro esponente di FdI, il sottosegretario Delmastro, che condivide la casa a Roma proprio con Donzelli.

 

Successivamente Donzelli, riporta il Corriere della Sera, ha risposto a chi gli ha chiesto se avesse commesso un errore a rivelare una conversazione intercettata tra il Cospito e un esponente del clan dei Casalesi in cui veniva incoraggiata la battaglia contro il 41 bis, ha risposto «Non ho divulgato intercettazioni ma ho parlato di quanto riportato in una relazione al ministero di Giustizia di cui, in quanto parlamentare, potevo conoscere il contenuto. Non ho violato segreti».

 

E sulla relazione dice: «Non mi hanno dato nessun documento riservato. Volendo approfondire la vicenda Cospito, ho chiesto notizie dettagliate al sottosegretario Andrea Delmastro».

«Avessi divulgato documenti riservati di cui fossi venuto a conoscenza tramite il Copasir dovrei dimettermi, certo. Ma il Copasir non c’entra niente. E verificarlo è semplice. Chi non ha senso delle istituzioni è chi è andato a trovare Cospito».

Ma è prerogativa dei parlamentari visitare i detenuti e verificare le loro condizioni. 

 

«E l’esito della visita qual è stato? Il 41 bis mette in sicurezza lo Stato e viene riconosciuto non da un governo, ma dai giudici, nella loro autonomia. Nel caso di Cospito, poi, la firma sotto il provvedimento l’ha messa un ministro di un governo del quale il Pd faceva parte, mentre noi eravamo all’opposizione. Ma noi difendiamo le istituzioni dell’Italia, non una parte».

 

La visita a Cospito è sufficiente per farle domandare in Aula se «la sinistra sia dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia»? 

«Io ho chiesto solo ai parlamentari del Pd di essere chiari sul tema del 41 bis e nello specifico di Cospito al 41 bis. Loro balbettano. Usciti dal carcere, hanno detto che la pena deve essere umana. Ma Cospito non patisce alcun trattamento disumano. Si scusino loro. Con gli italiani. Cospito sta facendo una battaglia per tutti i detenuti che vivono il suo stesso regime carcerario e i mafiosi fanno il tifo per lui».

 

Dovrà rispondere davanti al Giurì d’onore delle dichiarazioni sui parlamentari del Pd. 

«Ci vado volentieri. Ho detto delle cose su cui si può non essere politicamente d’accordo ma non ho insultato. Se poi del Pd in Aula si può dire solo che sono bravissimi... Voglio vedere chi si prenderà la responsabilità di sostenerlo».

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