contro il carcere duro

Cospito, Meloni chiede toni rispettosi e blinda i suoi fedelissimi

In una lettera al Corriere il presidente del Consiglio dice di non avere presupposti per le dimissioni di Donzelli e Delmastro. Letta e Conte all’attacco

Cospito, Meloni chiede toni rispettosi e blinda i suoi fedelissimi

Giorgia Meloni è finalmente interventuta sulla vicenda Cospito che ha infiammato negli ultimi giorni il dibattito politico fuori e dentro le Camere. E lo fa con una lettera al Corriere della Sera. Così dopo ore di vari botta e risposta al vetriolo che hanno portato le opposizioni allo scontro con il governo e in particolare tra Fratelli d’Italia e il Pd, la premier spiega nella sua missiva di “non essere intervenuta finora” sul caso per “non alimentare una polemica”, che considera “per tutti controproducente”.

Ricordiamo che il “caso Cospito” è nato in merito alla visita in carcere ad Alfredo Cospito e ad altri boss mafiosi vicini di cella da parte di quattro deputati del Pd, accusati da Giovanni Donzelli nell’aula di Montecitorio di connivenze con il terrorismo. Nel corso del suo intervento, il responsabile organizzativo di Meloni ha citato una relazione in cui si riferivano colloqui tra l’anarchico e alcuni boss della criminalità organizzata, poco prima dell'incontro con gli esponenti Pd. A complicare il tutto, le dichiarazioni del sottosegretario di FdI, Andrea Delmastro, di far visionare la relazione del Dap a Donzelli, chiedendo al Pd di “spiegare quell'inchino ai mafiosi”.

 

Meloni: "Riportiamo i toni a un confronto rispettoso"

Nella lettera al CorriereMeloni chiede a tutti, “a partire da FdI”,  di riportare i toni al “livello di un confronto franco ma rispettoso”. Poi, chiarisce subito: “Tuttavia, non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media”, sottolinea Meloni, con riferimento alla relazione citata da Donzelli in Aula.

Pur riconoscendo “eccessive” le accuse mosse al Pd, Meloni non si è fatta mancare la possibilità di lanciare qualche stoccata agli avversari politici quando ha affermato di intravedere alcuni “aspetti strumentali” nella polemica sollevata dai dem. “Trovo singolare l'indignazione del Pd per un'accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell'opposizione, le accuse di ‘essere la mandante morale delle morti in mare’ o di guidare un ‘partito eversivo’, per citarne alcune. Senza dimenticare quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto ‘sputare sangue’”.

 

Meloni: “Come fa il Pd a chiedere la revoca del 41 bis per Cospito?”

In un successivo passaggio della lettera, la presidente del Consiglio si chiede come sia possibile che il Partito democratico possa continuare a chiedere la revoca del carcere duro per Cospito, l’anarchico in sciopero della fame: “Quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto, da quello che riporta la stampa sulla vicenda, dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41 bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell'istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata”.

Meloni infine parla del rischio che il clima surriscaldato possa sfociare in esiti più gravi: “Mentre maggioranza e opposizione si accapigliano sul caso, attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando e non risparmia nessuno, come dimostrano i manifesti comparsi ieri all'Università La Sapienza di Roma, che definiscono ‘assassini’ il presidente della Repubblica e i membri di diversi governi, senza distinzione di colore politico” scrive Meloni, che parla di una “situazione dai contorni decisamente inquietanti, che rischia di avere conseguenze gravi”. Infine, un appello accorato, rivolto “a tutti, politici, giornalisti, opinionisti. Perchè non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un'escalation che può portarci ovunque”.

 

Letta: "Meloni riattizza il fuoco invece di spegnerlo"

Le parole di Meloni che difendono a spada tratta i suoi due illustri fedelissimi blindandoli al governo, non sono piaciute all’opposizione.

Letta: "Dopo giorni di attesa sono arrivate le parole dell'onorevole Giorgia Meloni. Pensavamo che fossero le parole di un Presidente del Consiglio preoccupato di comporre l'unità e la coesione del Paese in un momento di forte tensione. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l'indifendibile e, per farlo, rilancia polemiche strumentali e livorose contro l'opposizione. Una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo". Così il segretario uscente del Pd, Enrico Letta, e le capogruppo dem che parlano anche di parole "diffamanti" da parte di FdI.

 

Conte: "Meloni chieda dimissioni a suoi due fedelissimi" 

Per il leader del M5s Conte: "Meloni deve imporre ai due suoi fedelissimi di FdI di dimettersi, perché quelle due persone hanno sbagliato". "Per questioni di ufficio - dice Conte- hanno raccolto informazioni sensibili, non segrete ma riservate e non divulgabili. Le hanno utilizzate per aggredire una forza di opposizione per fini di mera lotta politica. Un abuso, un uso distorto. Hanno dimostrato di non aver compreso e devono lealtà e fedeltà alle istituzioni che rappresentano. Meloni, sei presidente del consiglio e devi fare gli interessi dei cittadini prima di quelli di leader del partito".

 

Le manifestazioni anarchiche

Intanto però la minaccia anarchica continua a far mantenere alta l’attenzione delle forze d’ordine impegnate in tutta Italia a contenere la protesta a sostegno di Alfredo Cospito da 108 giorni in sciopero della fame e della cancellazione del 42 bis.

Ieri a Cagliari qualche centinaio di persone ha partecipato al sit in in piazza Garibaldi, una delle più centrali del capoluogo, "contro il 41 bis e l'ergastolo ostativo, contro la repressione dello Stato italiano e l'uso della Sardegna come colonia carceraria".        

Tensioni invece al corteo non autorizzato degli anarchici a Roma, in cui i circa 800 manifestanti hanno acceso fumogeni e lanciato bottiglie contro una concessionaria della Fiat in via di Porta Maggiore. Scontri anche sulla Prenestina e poi il blocco di una rampa di accesso alla Tangenziale Est con alcune cariche contro la polizia. Negli scontri che sono seguiti due manifestanti sarebbero rimasti feriti.  

Alla manifestazione anarchica fuori il carcere di Opera, dove è stato trasferito Cospito a causa del peggioramento delle sue condizioni, hanno partecipato circa 200 manifestanti. La protesta si è conclusa con canti e fuochi d'artificio.

 

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