il disastro

Terremoti Turchia e Siria, l’ecatombe e la catastrofe umanitaria

Salgono a oltre 11000 le vittime delle violenti scosse del 6 febbraio. Scattata la macchina dei soccorsi internazionali. Usa: “Aiutiamo i siriani non Assad”

Terremoti Turchia e Siria, l’ecatombe e la catastrofe umanitaria

Continua a salire il numero delle vittime dei devastanti terremoti di 7.8 e di 7.5 che hanno colpito il 6 febbraio le zone al confine tra Turchia e Siria, un'area di circa 450 chilometri. I morti accertati fino a questo momento sono oltre 11.000. Ma è una corsa contro il tempo, nel tentativo di salvare quante più sopravvissuti possibili non solo da sotto le macerie ma anche dal grande freddo. La speranza c'è, ed è negli occhi di quei soccorritori che stanotte hanno salvato una bambina di circa 8 anni, rimasta intrappolata sotto le macerie per 40 ore a Salqin, nel nord ovest della Siria. Finora le persone che sono state messe in salvo sono oltre 8mila. 

Il ministro Tajani riferisce che è un 50enne veneto, Angelo Zen, sarebbe l'unico italiano che risulta disperso. Tutti gli altri connazionali che si trovavano nelle zone del sisma sono stati contattati e sono in salvo. 

 

Oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan visiterà le zone colpite dalla tremenda scossa di 7.8 delle ore 4:17 di lunedì 6 febbraio 2023, con epicentro nella provincia di Gaziantep, scatenato da una delle due grandi faglie presenti in Turchia, quella Est Anatolica. "Mercoledì - oggi ndr - il presidente della Turchia ha in programma una visita nelle regioni in cui si è verificato il terremoto. In questi giorni difficili per il Paese, i cuori di ognuno di noi battono all'unisono. Il presidente prenderà conoscenza della situazione sul campo e darà le sue istruzioni", ha fatto sapere Ankara.

 

La catastrofe umanitaria

E all'ecatombe si concatena un'altra catastrofe, quella umanitaria. A constatarlo le organizzazioni internazionaliOms: "Fino a 23 milioni di persone potrebbero essere colpite dalle conseguenze del sisma". Onu: "Questa tragedia avrà un impatto devastante su molte famiglie vulnerabili che lottano quotidianamente per provvedere ai propri cari". Unicef: "Decine di scuole, ospedali e altre strutture mediche ed educative sono state danneggiate o distrutte dalle scosse, "con un forte impatto sui bambini".

Papa Francesco invoca solidarietà con popolazioni Turchia e Siria: "Il mio pensiero va in questo momento alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto che ha causato migliaia di morti e feriti". Ha detto il Pontefice al termine dell'udienza generale. "Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità - ha aggiunto Bergoglio -. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori in parte già martoriati da una lunga guerra".

 

I soccorsi internazionali

La grande macchina dei soccorsi internazionali si è messa in moto dai minuti subito successivi alle due grandi scosse. Italia, Gran Bretagna, Ue, Francia, Emirati Arabi Uniti, Russia, Ucraina, Stati Uniti stanno inviando aerei con cibi e coperte, uomini, cani e attrezzature per ritracciare i dispersi. Ma non mancano i Paesi che hanno comunque preso posizione nei confronti del governo di Assad. Uno tra tutti gli Usa che hanno detto sì all’assistenza ai terremotati in Siria, ma no alla collaborazione con il governo di Damasco.

Whashington ha chiaramente detto che dopo aver inviato nelle zone colpite dal devastante sisma del 6 febbraio, due squadre di soccorso all'alleato della NATO, "In Siria - ha dichiarato ai giornalisti il Segretario di Stato Antony Blinken, a margine dell’incontro col suo omologo austriaco - abbiamo partner umanitari finanziati dagli Stati Uniti che stanno coordinando l'assistenza salvavita”.

"Siamo impegnati a fornire assistenza per aiutare la popolazione siriana a riprendersi da questa catastrofe, così come siamo stati il loro principale donatore umanitario dall'inizio della guerra in Siria", ha detto Blinken. "Voglio sottolineare che questi fondi, ovviamente, vanno al popolo siriano, non al regime. Questo non cambierà". Ha concluso il Segretario di Stato americano.

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