
Rocca e Fontana, come da pronostici, vincono le elezioni regionali rispettivamente nel Lazio e in Lombardia con un ampissimo consenso, superando in entrambi i casi, la soglia del 50% delle preferenze. Il primo test del governo, nonostante la bassissima affluenza alle urne, è dunque superato a pieni voti da Giorgia Meloni che con il centrodestra unito si prende anche la Regione Lazio strappandola al centrosinistra.
Tra gli sconfitti è invece partita la gara alla ricerca dei capri espiatori per spiegare il cappottone del centrodestra sul centrosinista anche a queste elezioni regionali. C’è chi punta il dito sull’astensionismo che anche se è vero che abbia raggiunto percentuali altissime, specie a Roma dove si è presentato alle urne solo un elettore su 3, in Lombardia è andato a votare solo il 41,67% degli elettori e nel Lazio il 37,2%, il dato rispecchia comunque l’andamento mondiale. Chi su Sanremo con Fedez, Benigni e compagnia bella e chi sulle tre opposizioni divise e litigiose. Ma la questione è forse molto più semplice di quanto lo si voglia ammettere e cioé che l’Italia oggi è un Paese di centrodestra e che probabilmente lo sarà per molto tempo, almeno fino a quando, non ci sarà un’opposizione unita e costruttiva con personalità forti e carismatiche a guidarla.
Rocca e Fontana sopra il 50%
Snocciolando un po’ di numeri vediamo che Francesco Rocca, l’ex presidente della Croce Rossa caldeggiato da Fratelli d’Italia, si è imposto con il 53,8% (5.216 sezioni su 5.306), conquistando la poltrona della presidenza lasciata a novembre da Nicola Zingaretti (Pd), dopo la sua elezione alla Camera.
Stessa cosa per Attilio Fontana che ha superato di misura tutti gli altri candidati con il 54,7% dei voti (con 9.227 sezioni scrutinate su 9.254).
I voti del Centrodestra
Le regionali segnano un buonissimo risultato per Meloni che esulta per il rafforzamento del governo e per gli alleati, per Matteo Salvini che dice che «Il gioco di squadra con i nostri alleati funziona» e per Silvio Berlusconi, - ancora bersagliato dai commenti anche esteri, per quanto detto domenica scorsa fuori dal seggio, su Zelensky e le regioni del Donbass - che ha chiamato i due alleati per complimentarsi del «grande successo della coalizione»: «I tre leader hanno convenuto che sarà da stimolo a proseguire l’ottimo lavoro fatto sinora dal governo, che ha come orizzonte l’intera legislatura», ha scritto in una nota FI.
Ma ecco i voti dei partiti nel dettaglio.
Fratelli d’Italia si conferma ancora prima forza politica con il 25,2% in Lombardia (era al 3,6% nel 2018, al 27,6% alle politiche di settembre) e con il 33,6% nel Lazio (8,7% alle precedenti regionali, 31,4 nel 2022).
La Lega prende il 16,5% in Lombardia (nel 2018 aveva preso il 29,6% e l’ 8,4% nel Lazio (nel 2018 era a 9,98%), risalendo un po’ rispetto alle Politiche di settembre 2022 quando aveva ottenuto il 13,9% in Lombardia e il 6,1% nel Lazio.
Forza Italia si è fermata al 7,2% (14,3% nel 2018) e all’8,4% alla Pisana (14,6% cinque anni fa). Quindi, rispetto alle Politiche di settembre, in termini percentuali arretra in Lombardia (era al 7,9) e avanza nel Lazio (6,9).
I voti del Centrosinistra
A queste elezioni regionali la grande sconfitta è dell'opposizione. Il Pd, (ancora senza segretario) perde ma non di brutto e Letta esulta perché sebbene i dem abbiamo incassato due sonore sconfitte e perso una Regione importante come il Lazio, non c’è stato lo sfracelo annunciato ed hanno comunque tenuto, con percentuali anche lievemente più alte delle Politiche, e soprattutto migliori di Terzo Polo e M5s.
Per il segretario uscente del Nazareno, «l’Opa sul Partito democratico ha fatto male a chi l’ha tentata, ci auguriamo che questo risultato serva a M5S e Terzo polo per capire che l’opposizione va fatta al governo e non al Pd».
Piccata e puntuale la risposta di Carlo Calenda via Twitter: «Enrico, nel Lazio ci siamo coalizzati e li abbiamo dimezzati. Basta con il vittimismo».
Giuseppe Conte, M5S: «Non siamo riusciti a comunicare la concretezza del nostro progetto politico».
In Lombardia, Pierfrancesco Majorino si è fermato al 33,9%, era sostenuto dai cinque stelle che hanno portato voti inferiori al 4% (erano al 17,85% nel 2018 e 7,2 nel 2022) e i dem con cui ha preso il 21% (19,2% nel 2018, stesso risultato alle politiche).
Molto peggio Letizia Moratti sostenuata da Italia Viva e Azione e dalla sua lista civica, si è fermata al 9,9%,
Nel Lazio Alessio D’Amato si è fermato al 33,6%, dal Pd ha preso voti per il 20,3% (nel 2018 era al 21,2% e al 18,3 a settembre 2022), mentre da Azione-Italia viva inferiori al 5% (alle Politiche qui era all’8,5%)
Donatella Bianchi, candidata del Movimento 5 Stelle, ha preso il 10,8% delle preferenze: dal partito di Conte ha preso voti inferiori al 9 (rispetto al 22,06% del 2018 e il 14,8 delle Politiche 2022) e il resto è arrivato dalla lista civica e dal voto disgiunto.