
Le polemiche che hanno avvolto il tragico naufragio di migranti sulle coste di Crotone continuano a ingrandirsi e a coinvolgere nella vicenda nuovi protagonisti. Dopo le accuse incrociate tra opposizione e il ministro dell’Interno Piantedosi, adesso è muro contro muro tra Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Frontex. L’una contro l’altra, a colpi di dichiarazioni, comunicati e note che dimostrano solo che di errori, sottovalutazioni ed omissioni se ne sono commessi, e anche tanti. Una tragedia annunciata che si sarebbe potuta dunque evitare qualora fosse stato predisposto un intervento tempestivo di chi sapeva cosa stava succedendo nelle acque fredde e agitate dello Jonio quella notte tra sabato e domenica.
Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Crotone per rendere omaggio alle vittime.
La segnalazione di Frontex
Frontex ha declinato ogni responsabilità nella strage di migranti a Crotone con la sua ormai famosa segnalazione all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera la sera prima del naufragio, senza lanciare un SOS.
Alle ore 23.03, il velivolo Frontex Eagle 1 segnala al Centro di coordinamento internazionale e alle altre autorità italiane competenti, la «posizione dell’imbarcazione, la rotta e la velocità». Si tratta di una barca di migranti a 38 miglia a sud est di Capo Rizzuto, «con una persona visibile in coperta», che «procedeva a una velocità di 6 nodi» e che «non evidenziava elementi che facessero pensare a una unità in distress», come ha riportato la Guardia Costiera nella sua ricostruzione ufficiale dei fatti da inviare alla Procura.
I due mezzi di ricerca della Guardia di Finanza
Dopo la segnalazione di Frontex, fra le ore 2.20 e le 2.30 la Guardia di Finanza avvia le ricerche per intercettare il barcone con due mezzi. «Alle ore 03:40 circa la Sala Operativa del Comando Provinciale GdF di Vibo Valentia comunicava all’Autorità Marittima di Reggio Calabria che le due unità navali della Guardia di Finanza sono state costrette ad interrompere la navigazione per avverse condizioni meteo marine. Gli operatori di sala richiedevano alla medesima Autorità l’intervento di proprie unità navali per raggiungere il target, senza ricevere riscontro». E' scritto nella ricostruzione oraria della GdF, acquisita dai magistrati.
In pratica la Guardia di Finanza chiede inutilmente alla Guardia costiera l’intervento di sue «unità navali». Ma la Guardia Costiera non riporta la stessa ricostruzione.
La Guardia Costiera si difende
La Guardia Costiera nella ricostruzione della vicenda dichiara che «Alle ore 3.48 la Guardia di Finanza di Vibo Valentia informa i nostri di Reggio Calabria che i mezzi stanno tornando indietro per le condizioni avverse del tempo. Ci hanno chiesto se avevamo unità operative nella zona, noi abbiamo risposto che al momento non ne avevamo in attività operativa ma che le avremmo impiegate se ci avessero chiesto soccorso». Poco più avanti si legge «concordavano sulla mancanza di elementi di criticità» rifacendosi agli elementi comunicati dall’avvistamento Frontex.
Il «target» acquisito al radar senza coordinate
«Alle ore 03:50 la Sala Operativa del Provinciale GdF di Vibo Valentia, mediante la postazione della rete radar costiera, acquisiva un target verosimilmente riconducibile alla segnalazione Frontex».
«Va precisato che in quel momento (alle 3.48, appunto) le imbarcazioni della Gdf non battevano nulla al radar», scrive la Guardia Costiera.
La Guardia costiera riceve dunque la prima segnalazione di un «possibile target battuto al radar», alle 4.25, dai mezzi della Finanza, che tornando indietro, aveva individuato, appunto, un possibile target «a 7 miglia, in zona Steccato di Cutro». Ma senza comunicare le coordinate esatte: «Solo la distanza di un target con l’indicazione geografica della località».
A questo punto saranno le indagini della Procura a dover stabilire esattamente se la strage di migranti poteva essere evitata con una tempestiva attivazione dei soccorsi e quali sono le responsabilità di Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Frontex nel naufragio a Cutro che ha causato numerose vittime, tra cui anche tre bambini.