la crisi migratoria

“Migranti come arma di guerra ibrida”, scontro Crosetto-capo Wagner

Dopo il botta e risposta Italia-Mosca e gli scenari allarmistici sugli sbarchi, Meloni vuole aumentare la sorveglianza marittima con la Marina militare

“Migranti come arma di guerra ibrida”, scontro Crosetto-capo Wagner

Botta e risposta a distanza tra Italia e Mosca dopo le parole pronunciate dal nostro ministro della Difesa Guido Crosetto con cui ha denunciato un possibile coinvolgimento del gruppo di mercenari russi Wagner, attivo in Libia e altri Paesi africani, dietro l'aumento dei flussi migratori verso l'Italia.

 

Crosetto-Prigozhin capo Wagner

Secondo Crosetto i migranti sarebbero usati come arma di guerra ibrida atta a destabilizzare i Paesi più vicini all’Ucraina: "L'aumento esponenziale" delle partenze - afferma il ministro - è "in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani". Lo "scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto", ha aggiunto Crosetto, utilizza "l'immigrazione incontrollata" per "colpire i Paesi più esposti, in primis l'Italia".

Un problema "evidenziato dagli addetti ai lavori e un'allerta in questo senso era già giunta dai servizi come dal Copasir", ha precisato poi il ministro della Difesa, replicando a Angelo Bonelli (Avs), che lo aveva invitato a "vergognarsi" per quelle parole. 

Al ministro italiano risponde subito dopo con un audio su Telegram lo stesso capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin: "Dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci". Per poi usare a proposito del ministro il termine russo 'Mudak', un insulto pesante”.

 

Gli sbarchi in Italia e la Marina miilitare

Dopo le tensioni del decreto Cutro, il centrodestra al governo cerca di ricompattarsi e di trovare una linea comune al fenomeno dell’immigrazione irregolare. I dati del Viminale (circa gli sbarchi triplicati) e gli scenari allarmistici sul Mediterraneo che ipotizzerebbero maxi partenze di migranti dalla Libia ma soprattutto dalla Tunisia, come nuovo fronte caldo per i cosiddetti “viaggi della speranza”, hanno convinto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a convocare una riunione con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto e i vertici dei Servizi segreti, e in collegamento dall'estero i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, con l'obiettivo di riportare sul tavolo l'ipotesi di un maggior coinvolgimento della Marina militare, viste le competenze e gli strumenti tecnologici adeguati in sua dotazione, per coordinare la sorveglianza marittima per l'individuazione dei barconi in acque extraterritoriali.

 

Meloni si difende

"Siamo stati accusati di cose raccapriccianti ma ho la coscienza a posto - chiarisce la premier, parlando accanto al segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin -. Più persone partono e si mettono nelle mani di cinici trafficanti, più c'è il rischio che qualcosa vada storto: non credo che questo possa mai essere il modo giusto, umano e responsabile di affrontare la vicenda. Forse sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi solo chi ha i soldi per pagarli, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti".

 

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