Esperienza chiusa

La storia triste del partito unico mai nato per colpa dei suoi leader

La liaison finita male tra Calenda e Renzi è lo specchio di un’opposizione troppo frammentata che ha perso la sua bussola e il contatto con la realtà

La storia triste del partito unico mai nato per colpa dei suoi leader

Dopo le tensioni degli ultimi giorni tra i due leader di Azione Carlo Calenda e di Italia Viva Matteo Renzi, il progetto politico del Terzo Polo, di costruire un partito unico riformista di centro, sembra ormai essere naufragato per sempre. I due capi partito, ognuno stretto nelle proprie e assolute convinzioni che al dire il vero fanno un po’ a cazzotti con l’idea unica di partito che ci hanno propinato dalle elezioni politiche dello scorso settembre e fino a ieri, concludono un’esperienza a cui molti hanno comunque creduto.

 

La liaison finita male tra Calenda e Renzi raccontata, in questi ultimi tre giorni, da tutta la stampa ha visto contrapporsi necessità economiche e conflitti d’interesse piuttosto che il bene comune politico, alla volontà di organizzare un congresso aperto a tutti e perché no, anche all’idea di trovare un nuovo capo politico, non autoproclamatosi come tale. Ciò che dopo la prima riunione di mercoledì, poteva essere riparato dal buon senso da entrambe le parti politiche, è andato invece ad incagliarsi in beghe da bar dello sport. Con l’ex ministro andato su tutte le furie per un commento di un articolo pubblicato su La Stampa, dal titolo “Terzo Polo al capolinea, volano gli stracci. Renzi: Calenda è pazzo, ha sbagliato pillole”, e dopo il quale il leader di Azione è andato all’attacco del leader di Italia viva. «Matteo Renzi queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato - ha scritto Calenda sui suoi profilo Instagram e twitter, pubblicando la foto dell’articolo -. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo #staisereno non ha funzionato. Fine». Addio al partito unico, dunque.

Parole che hanno suscitato la replica immediata di Iv: «Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione». Così in una nota l’ufficio stampa di Italia Viva.

 

Ora a parte a chi ha creduto al progetto, a chi ha investito soldi, tempo, carriera e a chi ci ha messo la faccia, la storia triste di un partito mai nato per colpa dei suoi leader è solo lo specchio di un’opposizione troppo frammentata che ha perso la bussola e il contatto con la realtà delle cose e dei problemi di vita di tutti giorni. E visto come sono andate le cose, non sentiremo di certo la mancanza dell'ennesimo raggruppamento, gruppo, formazione, lega, associazione, movimento, fazione, cricca, banda, consorteria, … ma solo una certa nostalgia per aver perso, forse, una buona occasione per costruire un centro unico e forte, destinato in un futuro prossimo a diventare l’ago della bilancia, anche in Parlamento.

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