Ultime limature al testo e poi il decretone Lavoro che sarà sul tavolo del CdM il 1° maggio 2023 avrà l'ok definitivo per l'approvazione finale. Ritocchi all’Isee e alla scala di equivalenza, nuovo RdC con le tre componenti Gil, Pal e Gal, taglio del cuneo fiscale con conseguenti aumenti in busta paga per i lavoraotri, casuali più soft per i contratti a termine, bonus assunzioni per i datori di lavoro, aumenti sull'assegno unico, proroga dei contratti di espansione, sono solo alcune delle misure previste dalle prime bozze della riforma, che hanno suscitato anche polemiche.
Il nuovo RdC con le tre componenti Gil, Pal e Gal
Dalle bozze del decreto 1° maggio 2023 circolate finora è prevista la riforma del Reddito di Cittadinaza. Dal 1° gennaio 2024, infatti, l'RdC sarà sostituito dalla Garanzia per l'inclusione (Gil), che sarà riconosciuta ai nuclei familiari con almeno un disabile, un minore, un soggetto con almeno 60 anni di età o un percettore di assegno di invalidità civile.
L'importo del beneficio sarà pari a 6mila euro l'anno (500 euro al mese, aggiornato alla nuova scala di equivalenza) + eventuali, e fino a 3.360 euro (280 euro al mese) come contributo affitto.
Per quanto riguarda invece la durata del sostegno questo sarà erogato per 18 mesi. Dopo un mese di stop ripartirà per altri 12.
Per i percettori del Rdc che alla scadenza dei 7 mesi di sussidio previsti ora, hanno sottoscritto un patto per il lavoro e sono inseriti in misure di politica attiva, arriva la Prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal). Si può chiedere dal 1° settembre, e vale 350 euro al mese. Stesso valore per la Garanzia per l'attivazione lavorativa (Gal) riconosciuta a soggetti tra i 18 e i 59 anni in condizione di povertà assoluta, con un valore Isee non superiore a 6mila euro.
Possibili modifiche ai requisiti Isee per la Gil
Dopo le polemiche sul nuovo RdC ma soprattutto dopo l’esame dell’impatto finanziario condotto dalla Ragioneria generale dello Stato, qualche modifica potrebbe arrivare sui requisiti Isee della Gil. Nelle bozze la soglia dell’indicatore della situazione economica del nucleo familiare per accedere al nuovo sostegno era fissato a 7.200 euro, anziché gli attuali 9.360 euro, comportando inevitabilmente una riduzione della platea di aspiranti beneficiari. Allo stesso tempo, a cambiare rispetto al reddito era anche la scala di equivalenza, il moltiplicatore con il quale si calcola l’assegno complessivo. La bozza ne prevedeva una stretta penalizzando gli importi calcolati sui familiari a carico.
Contratti a tempo determinato, verso causali più soft
Da definire nel dettaglio ancora le causali per i contratti a tempo determinato, che saranno alleggerite. L’ipotesi è quella di una standardizzazione delle clausole in modo da ridurne l’impugnabilità.
Il decreto 1° Maggio dovrebbe prevedere:
Fino a 12 mesi i datori possono continuare a stipulare contratti a tempo determinato “liberi”, cioè senza indicare le ragioni giustificatrice del ricorso al rapporto temporaneo.
Da 12 a 24 mesi si devono invece indicare le causali che possono essere di 3 tipi: specifiche esigenze previste dai contratti collettivi (articolo 51 del Dlgs 81 del 2015); specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti in assenza di previsioni contrattuali, previa certificazione delle stesse presso una commissione di certificazione; oppure esigenze di sostituzione di altri lavoratori.