Giornata delicata ed importante quella che si prospetta oggi in Commissione europea quando verranno presentate le nuove proposte legislative Ue sui conti pubblici. Le trattative sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita, proseguite fino all’ultimo ritocco, saranno annunciate da Bruxelles, salvo imprevisti dell’ultimo minuto.
La riforma della governance economica europea sarà poi in discussione tra i ministri Economici a margine dei lavori e durante la cena alla sera del primo giorno del consiglio Ecofin informale di venerdì 28 e sabato 29, convocato dalla presidenza svedese di turno a Stoccolma. «Troppo poco tempo per digerire le proposte», ha spiegato un funzionario europeo per chiarire perché la riforma non sarà oggetto di un confronto strutturato, nonostante sia un consiglio informale.
Le nuove norme dovranno comunque essere approvate entro la fine dell'anno e prima che si concluda la clausola di salvaguardia che dalla pandemia (2020) ha sospeso le regole del Patto fino a fine 2023.
Le nuove regole del nuovo Patto di Stabilità Ue
In merito alla riforma del nuovo Patto di Stabilità Ue, il commissario Dombrovskis ha evidenziato il grande sforzo di «bilanciamento» fatto, nella volontà di tenere insieme la «maggior flessibilità» data ai Paesi dell’Ue per gli aggiustamenti fiscali e «la trasparenza e uguaglianza di trattamento tra Stati membri». E ciò ci dice molto sul fatto che la richiesta di Berlino ai Paesi maggiormente indebitati di tagliare il debito di almeno l’1% all’anno, sia decisamente in contrasto con il principio di maggior flessibilità e titolarità degli Stati sui propri conti pubblici e dunque difficilmente applicabile.
Le nuove regole sul Patto di Stabilità, anticipate dalla Commissione a novembre, saranno all'insegna di percorsi di aggiustamento concordati da ciascun Paese sulla base di un’analisi della sostenibilità del debito, con accordi individuali con la Commissione, su modello Pnrr, per i percorsi della spesa primaria netta. Addio quindi alla regola attuale che prevede un calo del debito pubblico del 5% all’anno negli Stati con indebitamento eccessivo e via libera, invece, al grande sforzo di «bilanciamento» e compromesso che se fosse quello inizialmente ipotizzato dalla Commissione, prevederebbe un calo dello 0,5% annuo del debito nei Paesi in deficit eccessivo (oltre al 3% del Pil), con una clausola di “non differimento” nell’aggiustamento nel quadriennio con piani che arriverebbero a sette anni.