Conti pubblici dell’Unione

Riforma del Patto di Stabilità e Crescita, le nuove regole sui conti

Piani nazionali di risanamento delle finanze pubbliche da 4-7 anni, procedura d’infrazione per i Paesi con debito eccessivo e sostegno agli investimenti

Riforma del Patto di Stabilità e Crescita, le nuove regole sui conti

Conti pubblici dell’Unione. Torna in Europa il Patto di Stabilità, sospeso nel 2020 a causa degli effetti economici negativi della pandemia Covid. Dopo lunghe consultazioni e trattative dell’ultimo minuto, la Commissione europea ha presentato ieri l'attesa proposta di riforma del Patto di Stabilità e Crescita con nuove regole per il risanamento delle finanze pubbliche e al contempo al sostegno agli investimenti. Le proposte, che prevedono una riduzione minima del debito per i paesi più indebitati, saranno ora discusse dal Consiglio e dal Parlamento, e si prospetta già un dibattito molto animato tra le opposte ideologie sul futuro del debito. L'intenzione di Bruxelles è di far approvare il nuovo Patto entro fine anno in modo che i primi piani nazionali di risanamento delle finanze pubbliche possano essere preparati in vista del 2025.

“Le nostre regole di bilancio risalgono agli anni 90 (…) Ora ci troviamo di fronte a sfide e priorità economiche diverse rispetto al passato, e le nostre regole devono riflettere questi cambiamenti - ha spiegato a Bruxelles il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis -. Le nostre proposte garantiranno una costante riduzione degli elevati livelli di debito pubblico e ci aiuteranno a soddisfare le nostre principali esigenze di riforma e di investimento”.

 

La riforma del Patto di Stabilità e Crescita

In pratica con la nuova governance economica europea, la Commissione ha proposto un nuovo regolamento, a cui verrà associata una revisione di altri due testi legislativi. Ciò significa che ad ogni Paese Membro sarà chiesto di preparare un piano di risanamento del debito basato sulla spesa pubblica netta (al netto degli interessi e di altre variabili fuori dal controllo del governo), che nelle intenzioni dell'esecutivo comunitario deve diventare il nuovo parametro di riferimento. 

Per i paesi con un debito elevato, come l’Italia ad esempio, i piani nazionali, della durata da 4 ad un massimo di 7 anni, dovranno garantire un calo dello stesso debito pubblico per almeno 10 anni, senza che siano necessarie ulteriori misure di risanamento. 

L’eventuale procedura per debito eccessivo scatterà solo nel caso in cui il paese non rispetta la prevista riduzione della spesa pubblica netta, anche se potranno essere prese in considerazione circostanze attenuanti, ma quanto più il debito è alto, tanto meno vi sarà margine di manovra.

 

Come funziona il piano di risanamento

Il piano di risanamento del debito basato sulla spesa pubblica netta della durata da 4/7 anni, dovranno garantire un calo dello stesso debito pubblico per almeno 10 anni. «Alla fine del periodo coperto dal piano, la ratio debito/Pil dovrà essere inferiore a quella dell’inizio del periodo stesso; e dovrà essere attuato un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del Pil all'anno fino a quando il deficit rimarrà al di sopra del 3,0% del Pil».

Secondo simulazioni comunitarie, nel caso dell'Italia l'aggiustamento di bilancio potrebbe essere in linea di massima pari allo 0,85% annuo del PIL in un piano di quattro anni, e di 0,45% annuo del PIL in un piano di sette anni, vale a dire rispettivamente di circa 15 e 8 miliardi di euro all'anno.

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