Dopo il confronto

Riforme, Meloni andrà avanti nonostante il muro di Schlein e Conte

Sul tavolo degli incontri tre modelli (presidenzialismo, semi presidenzialismo o premierato) ma anche la possibilità di elaborare un modello tutto italiano

Riforme, Meloni andrà avanti nonostante il muro di Schlein e Conte

Il cantiere delle riforme è partito ma la strada davanti è assai lunga. Il primo giro di consultazioni avviato dalla premier Giorgia Meloni con i partiti di opposizione si chiude infatti con la certezza che la maggioranza e l’opposizione abbiano visioni diverse e distanti, ma su una cosa sembrano convergere le minoranze: il no al presidenzialismo. Idea invece che piace a Fratelli d’Italia e alla Lega.

 

I tre modelli sul tavolo

Sul tavolo Meloni ha messo tre modelli possibili di riforme costituzionali (presidenzialismo, semi presidenzialismo o premierato), e si è detta disponibile a considerare le proposte in campo e anche lo strumento per arrivarci con un unico paletto, "no a intenti dilatori". Ma è alla fine degli incontri che la premier ha tenuto a sottolineare che è stata comunque una giornata «proficua, importante e positiva» e di aver registrato alla fine dei colloqui una certa apertura da parte dell’opposizione sul premierato

“Ho trovato chiusure sul presidenzialismo, meno sul premierato”, ha detto nel punto stampa alla fine degli incontri “non siamo innamorati di un sistema nello specifico, c'è anche la possibilità di elaborare un modello italiano”.

 

Riforme, le proposte della Schlein

Presidenzialismo e premierato non piacciano al Pd come a Schlein. “Sì al confronto - dice la segretaria uscendo dall'ultimo incontro della giornata alla Camera dei Deputati presso la Biblioteca del Presidente durato 20 minuti e conclusosi con tanto di abbraccio tra le due leader - ma se è un confronto vero, non predeterminato. Noi abbiamo chiarito la nostra contrarietà all'elezione diretta del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio".

Se l'obiettivo - spiega Schlein dopo l’incontro in cui la segretaria si è rivolta a Meloni chiamandola «presidente» e la premier  «onorevole»- è rafforzare la stabilità e la rappresentanza non ci sottraiamo al confronto. Ciò che invece non vogliamo e l'indebolimento dei pesi e contrappesi previsti dalla Costituzione. E non che si tocchi o si indebolisca la presidenza della Repubblica, nel suo ruolo di garante della Costituzione, super partes. Diciamo no anche al premierato, una forma che indebolirebbe il Parlamento. Abbiamo portato alcune nostre proposte che vanno nella direzione di migliorare stabilità e rappresentanza. Per prima cosa si deve riformare la legge elettorale, basta con i listini bloccati. La seconda questione, guardando al modello tedesco, e l'istituto della sfiducia costruttiva che eviterebbe crisi al buio. La terza è la necessità di limitare la decretazione d'urgenza. C'è poi il tema del rafforzamento degli istituti referendari e delle leggi di iniziativa popolare”.

Due visioni, quelle del Pd e Meloni, con divergenze che sono «tantissime». Fino a diventare insormontabili.- come spiegato dalla stessa premier.

 

Movimento 5 Stelle: "Commissione ad hoc su riforme"

Per quanto riguarda la delegazione del Movimento 5 Stelle, che ha aperto la giornata di confronto politico guidata dal leader Giuseppe Conte, affermano convinti il no al presidenzialismo e al premierato. "Abbiamo condiviso - spiega Conte all'uscita - una diagnosi sul nostro sistema, a partire dalla instabilità degli esecutivi, ma da questo primo incontro non è venuta fuori una condivisione delle soluzioni. Siamo disponibili a un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro che non mortifichi il confronto parlamentare e che non mortifichi neppure la funzione del presidente della Repubblica, che ha una funzione di garanzia, e ha un ruolo chiave". 

L'idea di Conte è dunque quella di istituire una commissione ad hoc sulle riforme: "Siamo disponibili, per quanto riguarda il metodo, al dialogo. Abbiamo proposto una commissione parlamentare, raccomandiamo questa soluzione". Il leader M5S però non rinuncia all'affondo: nel governo c'è, spiega, quella che "ci sembra un'assoluta contraddizione, da un lato vogliono perseguire un progetto di autonomia differenziata spinta, che finisce per svuotare l'autorità di governo di tantissime funzioni, e nello stesso tempo si mira a rafforzare i poteri dell'autorità di governo centrale".

 

Terzo polo: “Disponibili a collaborare"

Azione e Italia Viva, ex terzo polo invece spiegano atraverso Carlo Calenda di essere: "disponibili a collaborare per l'ovvia ragione che anche noi abbiamo provato a fare un percorso di riforma. Condividiamo l'esigenza di avere maggiore stabilità del governo ed efficienza dell'apparato complessivo dello Stato". Ma anche il leader di Azione non transige sul Quirinale: "Abbiamo provato a definire il perimetro entro il quale una collaborazione è possibile. Per noi una linea rossa assoluta è la figura di garanzia del presidente della Repubblica, toccarla sarebbe un errore grave". Mentre, aggiunge, "siamo favorevoli all'indicazione del presidente del Consiglio, con l'opzione del sindaco d'Italia o con l'indicazione del presidente del Consiglio. Abbiamo sottolineato che c'è un tema grande che è l'efficienza del Parlamento, oggi viviamo in un monocameralismo di fatto. Noi siamo a favore di una scelta monocamerale e di una distinzione fondamentale delle due Camere". In ogni caso "noi non faremo alcun Aventino, sarebbe illogico e incoerente farlo".

E anche Maria Elena Boschi, che ha preso parte all'incontro per Iv, spiega: "Come Italia viva nasciamo per fare le riforme, crediamo nella loro importanza e siamo disponibili a lavorare insieme alla maggioranza e al governo", sul "sindaco d'Italia" e sul "superamento del bicameralismo perfetto".

 

La chiusura di Più Europa e Verdi/Si

"L'ipotesi sindaco d'Italia è una follia se non una sciocchezza, nei modi in cui viene raccontata. Creerebbe un dualismo pericoloso tra un presidente del Consiglio eletto direttamente e un presidente della Repubblica eletto dal parlamento", è la posizione, al termine dell'incontro, del segretario di Più Europa, Riccardo Magi

Chiusura totale anche da Alleanza Verdi Sinistra: Fratoianni e Bonelli ribadiscono che la Costituzione "va applicata, non cambiata".

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