459esimo giorno di conflitto

Ucraina, raffica di attacchi criminali russi su Kiev e sul Paese

Mentre il Cremlino sferra un massiccio attacco alla vigilia del Kiev Day e Putin dice che è il momento dell’autodeterminazione, Lukashenko riappare in video

Ucraina, raffica di attacchi criminali russi su Kiev e sul Paese

La guerra in Ucraina giunge oggi al suo 459esimo giorno tra continui e prolungati bombardamenti su tutto il Paese ma anche a Kiev, dove è entrata in azione la difesa aerea. L'esercito ucraino ha affermato che solo questa notte ha abbattuto 52 droni di fabbricazione iraniana nello spazio aereo del Paese sui 54 lanciati dall'esercito del Cremlino proprio alla vigilia del Kiev Day, quando la capitale celebra l'anniversario della sua fondazione di 1541 anni fa con concerti, fiere e mostre. 

Ma l’Ucraina no molla e Zelensky ribadisce la linea di Kiev contro la Russia: "Chiunque lavori con Mosca sarà bloccato dalle sanzioni. E la Russia perderà tutto, insieme a coloro che in qualche modo cercano di aiutarla con il terrore". Ieri la proposta di pax russa senza Nato, Ue e Usa e con una serie di condizioni che l'Ucraina ha rispedito al mittente Putin.  

 

Riappare in un video Lukashenko

Intanto riappare in un video il presidente bielorusso Lukashenko dato in condizioni molto critiche dal suo oppositore Valery Tsepkalo, già candidato alla presidenza del Paese, ex ambasciatore negli Stati Uniti e marito di Veronika Tsepkalo, candidata contro Lukashenko nel 2020. "Lukashenko è stato trasportato d'urgenza al Moscow's Central Clinical Hospital dopo il suo incontro a porte chiuse con Putin. Attualmente è ancora sotto assistenza medica. I principali specialisti sono stati mobilitati per affrontare le sue condizioni critiche", aveva scritto ieri Tsepkalo su Twitter. Ma dopo le voci sul suo stato di salute, Lukashenko è riapparso con un messaggio, pubblicato dal suo servizio stampa e diffuso dalla Tass, in cui fa gli auguri al leader dell'Azerbaigian Ilham Aliyev e a tutti gli azeri in occasione della festa nazionale del Paese, il Giorno dell'Indipendenza.

 

Putin: "Per noi è momento dell'autodeterrminazione"

In Russia, il capo del Cremlino afferma invece che “Ora è il momento dell'autodeterminazione, la lotta per il diritto di essere noi stessi" e sottolineando che la Russia "non ha bisogno di standard, crudelmente imposti dall'esterno, che sopprimono qualsiasi identità". Le guardie di frontiera russe "useranno tutte le forze e i mezzi per proteggere la sovranità e l'integrità territoriale della Russia". Aggiungendo: "Siete i discendenti della generazione che ha schiacciato il nazismo e oggi fermate il sabotaggio e gli attacchi terroristici, adempiendo onestamente e degnamente al vostro dovere".

 

Il percorso di pace dal Vaticano ad Ankara

Chi sia l’intermediatore più giusto, in grado non solo di mettere sul piatto della bilancia del conflitto una pax giusta che accontenti sia l’Ucraina e sia la Russia ma soprattutto di far accettare un piano e farlo rispettare nel tempo, è molto più complicato e difficile. 

Soprattuto ora che il tentativo della Turchia di Erdogan sembra essere destinato ad essere archiviato dopo le parole, risuonate come una sentenza, da parte di Yuri Pilipson, direttore del quarto dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, alla Ria Novosti a cui ha dichiarato che le forniture di armi e attrezzature militari della Turchia all'Ucraina non sono in linea con le intenzioni di Ankara di garantire il cessate il fuoco nel conflitto e non sono adatte al ruolo di intermediario: "Ankara ha ripetutamente espresso l'intenzione di garantire il cessate il fuoco in Ucraina il prima possibile e riprendere il processo negoziale con la propria mediazione. Naturalmente, le forniture di armi e attrezzature militari al regime di Kiev sono contrarie a tali intenzioni e del tutto non in linea con le ruolo di intermediario", ha detto il diplomatico.

 

Ma sul fronte della pace lavora anche il Vaticano con il cardinale Matteo Zuppi incaricato dal Pontefice. Il cardinale Parolin al Corsera ha rivelato che “Ora si comincerà dall'approccio con le due capitali, Kiev e Mosca” senza escludere “nessun altro interlocutore". La missione affidata al cardinale Matteo Zuppi, ha spiegato Parolin, "non ha come scopo immediato la mediazione", ma "piuttosto creare un'atmosfera diversa", ovvero "prima di tutto entrare in una prospettiva di pace, perché finora si parla solo di guerra e di una soluzione militare, quella che papa Francesco ha definito la 'logica di guerra'".

"Nessuno di noi ha le soluzioni concrete, perché capisco che ci sono tanti elementi in gioco e sono difficili da mettere insieme", ha sottolineato il cardinale. "Una mediazione della Santa Sede è già stata rifiutata e anche oggi ho letto che uno dei consiglieri più rispettati di Zelensky dice che nessuna mediazione è possibile, a meno che non ci sia un ritiro totale delle truppe russe dai territori occupati, quindi è difficile parlare di mediazione". Per cui per il momento si tratta solo di creare le "condizioni di un'atmosfera diversa, di togliere uno ad uno tutti gli ostacoli per arrivare a un cessate il fuoco e a un negoziato", ha concluso il cardinale.

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