Lo scontro sui controlli della Corte dei conti sui progetti e lo stato di avanzamento dei lavori del PNRR italiano cambia collocazione geografica e arriva a Bruxelles. Da dove la Commissione Europea promette di monitorare con attenzione lo sviluppo della misura decisa dal governo Meloni per limitare il controllo preventivo sulla spesa dei fondi del Piano Nazionale.
Pnrr e Corte dei conti: l'Ue vigilerà
Il botta e risposta Ue-Italia arriva a sorpresa dopo quel “lungo e cordiale” incontro a Palazzo Chigi tra i vertici della Corte dei conti ed il governo, in cui le parti hanno affrontato i diversi temi legati all'attuazione del Pnrr, all'utilizzo del Fondo complementare e all'attività di controllo della Corte dei Conti. E condividendo la necessità di istituire un comune tavolo di lavoro, nella prospettiva di una revisione della Disciplina della responsabilità erariale; del Meccanismo del controllo concomitante; dell’Adozione di un codice dei controlli e della proroga dello 'scudo erariale' fino al 30 giugno 2024, in attesa di una disciplina più aggiornata e stabile.
Tutto bene dunque fino a ieri mattina. Quando, rispondendo ad una domanda nel briefing quotidiano con la stampa, Bruxelles ha spiegato in merito alla decisione sulla Corte dei conti che, poiché si tratta di un progetto di legge, non vi sono gli estremi "per entrare nel dettaglio" e dunque si seguiranno gli sviluppi della norma. In linea generale per l'Ue, "i sistemi di controllo nazionali costituiscono i meccanismi principali per proteggere gli interessi finanziari dell'Ue e sono gli Stati membri che devono assicurarsi che non ci siano conflitti d'interesse e o frodi", aveva spiegato il portavoce, sottolineando che "l'Italia ha un sistema di controllo solido". Ma aggiungendo una postilla: su frodi e conflitti di interesse l'Ue non può intervenire direttamente. E' una "responsabilità delle autorità italiane" ed esiste "un accordo con l'Italia sulla necessità di avere un sistema di controlli efficace per quanto riguarda la spesa dei fondi del Pnrr.
La nota di Palazzo Chigi
Parole queste che hanno subito alimentato la replica italiana.
L’intervento a gamba tesa della Commissione sull’attività di controllo sul Pnrr, non è infatti piaciuto a Giorgia Meloni, definendolo "quantomeno scomposto". A stretto giro arriva poi la nota abbastanza piccata da Palazzo Chigi circa le considerazioni esposte dal portavoce della Commissione che "alimentano polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà".
Nella nota si legge che “Le proposte" sulla Corte dei Conti "non modificano quanto già concordato tra Commissione europea e Governo italiano e la disciplina dei controlli della Corte, istituita dal governo Draghi, "non solo resta in vigore ma viene pienamente attuata”.
Inoltre l’intervento "è rispettoso della Costituzione, delle prerogative della Corte dei conti, improntato alla leale collaborazione tra le istituzioni", prosegue la nota, facendo riferimento ai pareri di alcuni costituzionalisti negli ultimi giorni come Sabino Cassese, Cesare Mirabelli e Giancarlo Coraggio che hanno evidenziato come "i controlli preventivi e concomitanti nel nostro Paese sono una forma di cogestione, di esercizio di un potere".
Decreto PA, voto di fiducia lunedì
Il clima quindi appare molto teso. Da una parte i magistrati contabili che apprezzano il tavolo comune ma si dicono preoccupati per la doppia mossa dell'esecutivo: lo stop al controllo concomitante e la proroga dello scudo erariale, dall'altra l'esecutivo che procede dritto per la sua strada e lunedì 5 giugno, potrebbe portare il decreto Pa che contiene l'emendamento sulla Corte dei Conti alla Camera e porre la fiducia.
In mezzo l'Ue con la Commissione che deve ancora decidere sulla terza rata, sulla modifica del Pnrr (entro agosto) e del RepowerEu e di conseguenza sulla rata di giugno e di dicembre, entrambe basate su un Piano ormai considerato passato