Ok della Camera con 203 SI, 134 NO e 3 astenuti

Dai concorsi pubblici alla Corte dei Conti, cosa c’è nel decreto PA

Non solo l’abolizione del controllo concomitante sul PNRR e lo scudo erariale ma anche l’importante riforma della selezione dei futuri dipendenti pubblici

Dai concorsi pubblici alla Corte dei Conti, cosa c’è nel decreto PA

Disco verde dalla Camera dei deputati al decreto legge PA dopo che il governo ne aveva posto la questione di fiducia. Via libera dunque agli emendamenti che limitano i controlli della Corte dei Conti sulle spese del Pnrr e la proroga della scudo erariale per gli amministratori, con 203 voti a favore, 134 contrari e tre astenuti. Ora, dopo l’esame degli ordini del giorno e il voto finale previsto per domani, il testo passerà all’esame del Senato per essere convertito in legge entro il 21 giugno, pena la decadenza.

 

Cosa c'è nel decreto PA

Nel decreto PA approvato ieri alla Camera, ci sono diverse ed importanti misure a partire dalla controversa eliminazione del controllo cosiddetto “controllo concomitante” della Corte dei Conti sui progetti del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Piano Complementare e la proroga di un anno, dal 30 giugno 2023 al 30 giugno 2024, dello “scudo erariale” che esclude il danno erariale per i pubblici funzionari o per chi gestisce denaro pubblico in caso di colpa grave. Detta misura, era stata introdotta durante la pandemia dal governo Conte 2 e prorogata dal governo Draghi con l'obiettivo di ridurre il fenomeno della “paura di firma”.

 

Entrambe le nuove norme sono state aspramente criticate dalle opposizioni e anche dall'associazione dei magistrati contabili che ha espresso "netta contrarietà". Per le opposizioni si tratta di una misura bavaglio, che sottrae al controllo della Corte l'utilizzo di importanti risorse pubbliche. Stop dunque al controllo concomitante, cioé quello che avviene durante i lavori, mentre rimane solo il controllo successivo sulla gestione, in base al quale la Corte dei Conti verifica la legittimità e la regolarità delle gestioni, il funzionamento dei controlli interni a ciascuna amministrazione, la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa agli obiettivi stabiliti.

 

Nel decreto sulla Pubblica amministrazione vi sono però altre importanti misure come ad esempio il rafforzamento degli organici della P.A. nelle sue diverse articolazioni centrali e territoriali, con particolare riguardo alle strutture e agli uffici preposti all'attuazione del Pnrr, la possibilità per le amministrazioni che sono qualificate come "soggetti attuatori" del Pnrr di conferire a personale esterno incarichi dirigenziali oltre i limiti previsti, disposizioni in materia di concorsi per il reclutamento di personale, facoltà alle regioni, senza aggravio di spesa, di applicare la disciplina statale in materia di uffici di diretta collaborazione.

 

Nel decreto legga anche le misure urgenti per l'attuazione del grande progetto Pompei e una riserva di posti pari al 15% nelle assunzioni di personale non dirigenziale ai volontari che hanno concluso il servizio civile universale.

Previste anche norme per la cancellazione della parola “razza” dagli atti della Pa e la possibilità per i forestali di usare lo spray al peperoncino contro gli orsi nonché le nuove regole sui concorsi pubblici.

 

Decreto PA, la riforma dei concorsi pubblici 2023

L'emendamento del governo al decreto Pubblica Amministrazione approvato il 6 giugno alla Camera, insieme al Dpr che sarà sul tavolo del Cdm durante la giornata di oggi, daranno una svolta più moderna ai concorsi pubblici. 

In primis con questa nuova visione nelle selezioni dei futuri dipendenti Pa, si andrà verso una maggiore velocizzazione e snellimento delle procedure, attraverso la completa digitalizzazione, enti locali compresi. Dalla pubblicazione del bando fino ai risultati, tutto si svolgerà sul portale InPa.gov.it al quale gli aspiranti lavoratori dovranno registrarsi.

 

La riforma dei concorsi pubblici 2023 prevede che gli elaborati siano redatti in modalità digitale attraverso la strumentazione fornita per lo svolgimento delle prove: la commissione dovrà assicurare che il file salvato dal candidato non sia modificabile, specificando, infine, che i dispositivi forniti per lo svolgimento delle prove scritte devono essere disabilitati alla connessione internet.

La conclusione ha un termine obbligatorio fissato a sei mesi a partire dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande di partecipazione. 

 

Introdotto anche un altro elemento, quello dell'equilibrio di genere: ogni bando dovrà indicare “la percentuale di rappresentatività dei generi nell'amministrazione che lo bandisce”. E se la differenza tra quote maschili e femminili dovesse risultare superiore al 30 per cento, secondo l'articolo 6 del Dpr, titolo preferenziale sarà appartenere al genere più svantaggiato. Per le donne in gravidanza o in allattamento saranno poi previste delle prove “asincrone”. 

 

Infine, niente più prove orali. Almeno fino al 2026. Il cambiamento interesserà soltanto le figure non apicali ma sta già sollevando i primi dubbi perché potrebbe esporre i candidati al rischio di una selezione non sufficientemente accurata.

 

Consentito l’accesso alle selezioni anche alle persone titolari dello status di rifugiato che hanno diritto alla protezione sussidiaria, cioè al “diritto di asilo”, oltre che ai cittadini italiani e dell’UE. Inoltre possono partecipare ai concorsi pubblici anche tutti i cittadini dell’Unione Europea che siano titolari del diritto di soggiorno o possiedano un permesso di soggiorno UE di lungo periodo

 

Proroga smart working

In merito allo smart working la proroga non è stata ancora accolta. Secondo quanto affermato dal ministro Zangrillo, l'orientamento sarebbe quello di approvarla solo per i lavoratori più fragili ed escluderlo per i genitori under 14. “Vanno verificate le coperture”, il commento di Maria Teresa Bellucci, sottosegretaria al lavoro. 

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