La nuova gestione

Svolta in Europa, siglato il patto Ue sui migranti. Italia decisiva

L’accordo al Consiglio Ue sull’immigrazione riceve il no di Ungheria e Polonia. L’Italia vota sì con Germania e Francia. La palla passa ora al Parlamento

Svolta in Europa, siglato il patto Ue sui migranti. Italia decisiva

Svolta nella gestione della politica Ue sui migranti. I ministri degli Interni riuniti in Lussemburgo al Consiglio Affari interni, hanno raggiunto un accordo sul nuovo Patto sulla migrazione, un testo di compromesso con cui l'Italia segna un'importante vittoria, grazie alla lunga serie di modifiche che sono passate rispetto alla versione iniziale. Ci sono voluti nove anni per arrivarci ma alla fine il consenso è stato ampio: contrari solo Ungheria e Polonia; astenuti Malta, Slovacchia, Lituania e Bulgaria. Tutti gli altri a favore, tra cui anche l'Italia ha votato con Francia e Germania. Per l’approvazione definitiva, ora si dovrà trovare una posizione comune con il Parlamento Europeo

Dalla quota annuale di migranti da dividere Paese per Paese, al contributo finanziario per chi non partecipa ai ricollocamenti, all'individuazione di Stati terzi in cui portare i migranti espulsi, andiamo a vedere nel dettaglio quali sono le diverse norme del meccanismo di "solidarietà obbligatoria" previste dal nuovo Patto Ue.

 

La solidarietà obbligatoria

In base all'accordo raggiunto dai ministri degli Interni viene istituito il meccanismo di "solidarietà obbligatoria" che stabilisce per gli Stati membri di scegliere se accettare di ricollocare sul loro territorio una quota di richiedenti asilo, diversa per ogni Paese a seconda del suo Pil e della sua popolazione, arrivati nei Paesi di primo ingresso, o se invece fornire un contributo finanziario pari a 20mila euro per ogni migrante previsto nella propria quota e non ricollocato.

A tale proposito, l'Italia ha chiesto e ottenuto che il contributo di solidarietà non vada ai Paesi di primo ingresso, ma confluisca in un Fondo comune Ue, che sarà istituito e gestito dalla Commissione europea. Tale Fondo, come spiegato da Piantedosi, sarà utilizzato per specifici accordi con i Paesi di origine e di transito dei migranti e finanziamenti delle loro infrastrutture.

 

Controlli alle frontiere esterne 

Il nuovo Patto Ue sui migranti prevede anche una stretta alle misure di controllo alle frontiere esterne. Secondo le nuove regole, i Paesi di primo ingresso dovranno registrare entro 24 ore tutti i migranti irregolari in arrivo e avranno 3 mesi di tempo per dare corso alle procedure di concessione dell'asilo, e altri tre mesi per attuare gli eventuali rimpatri. Dette procedure, che richiederanno per forza di cose più mezzi, personale e infrastrutture, che saranno a carico dei Paesi di primo ingresso, ma con un cospicuo contributo dell'Ue, è stato assicurato, dovrebbero mettere un freno ai viaggi all'interno dell'Ue dei migranti non registrati e al cd. fenomeno dei "movimenti secondari". Il nuovo meccanismo potrà essere sospeso: quando i richiedenti asilo in tutta l'Ue saranno più di 30mila, con un moltiplicatore che si applica gradualmente: due il primo anno (60mila), tre il secondo (90mila), quattro il terzo (120mila). 

 

Paesi di primo ingresso 

Come richiesto dall'Italia, i Paesi di primo ingresso resteranno responsabili dei richiedenti asilo secondo il regolamento di Dublino per due anni, ma per un solo anno per i migranti sbarcati dopo essere stati soccorsi in mare. 

 

Il nodo dei "Paesi terzi 

Infine, la questione che ha richiesto il negoziato più lungo e difficile: la possibilità, per gli Stati membri di primo ingresso, di riportare rapidamente non solo nei Paesi di origine, ma anche in quelli di transito i "migranti economici" arrivati irregolarmente alle frontiere dell'Ue e che non hanno diritto all'asilo, se questi Paesi sono ritenuti "sicuri" riguardo al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, come ad esempio la Tunisia.

Sempre l'Italia ha ottenuto poi che a tale proposito, siano gli Stati membri a decidere se esista una "connessione" del migrante da rimpatriare con il Paese di partenza o di transito, in base a criteri che possono essere più flessibili, e sempre che si tratti di un "Paese sicuro". 

 

Le reazioni

Ungheria. Sulla questione migranti "Bruxelles abusa del suo potere. Vogliono ricollocare i migranti in Ungheria con la forza". È questa l'accusa lanciata su Facebook dal premier ungherese, Viktor Orban, dopo l'accordo al Consiglio Ue sull'immigrazione. Secondo il primo ministro di Budapest "è inaccettabile" che la Ue voglia "usare la violenza per trasformare l'Ungheria in un Paese di migranti".

 

Polonia: "Politicamente, pragmaticamente questo meccanismo" di ricollocamento dei richiedenti asilo in Ue "è inaccettabile per noi". Così il viceministro degli Interni polacco, Bartosz Grodecki, a margine del Consiglio Affari Interni in Lussemburgo. Il viceministro ha poi equiparato il contributo finanziario per ciascun migrante non accolto a una "sanzione", sostenendo che tale contributo non sarà "in alcun modo accettato, né consentito nel nostro Paese. Non riusciamo a spiegare a una società che ha accolto oltre un milione di profughi di guerra dall'Ucraina che ora se non ne accettano di più, dovranno pagare di tasca propria", ha aggiunto.

 

Italia. Piantedosi: "Questo è un luogo di mediazione. L'Italia aveva posizioni chiare e riteneva che si potesse fare qualcosa di più" rispetto al testo iniziale, "però è chiaro che si doveva raggiungere una medicazione". "L'Italia ha visto riconoscere dei principi a cui da tempo lavorava, e prima di tutto quello appunto della concreta solidarietà dell'Unione europea sul tema migranti, ovviamente attuabile secondo quella che era une mediazione possibile". Ha detto il ministro.

 

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