L’appoggio di Burkina Faso e Mali

Il golpe in Niger: i timori, l’instabilità e il blocco dell’uranio

Il governo di Niamey e il suo presidente Bazoum sono stati destituiti da un colpo di Stato che sta mettendo seriamente a rischio gli equilibri del Paese

Il golpe in Niger: i timori, l’instabilità e il blocco dell’uranio

Il volo speciale dell'Aeronautica militare predisposto dal governo italiano con a bordo i nostri connazionali che hanno deciso di lasciare il Niger dopo il colpo di Stato, è atterrato sulla pista dell'aeroporto militare di Ciampino questa mattina alle 05:09. Ad accoglierli il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e l'incaricato d'affari Usa a Roma. A bordo c'erano in tutto 87 persone: oltre agli italiani, anche 21 statunitensi, quattro bulgari, due austriaci, un nigeriano, un nigerino, un ungherese e un senegalese.

"L'Italia ha fatto un bella figura, anche per l'efficienza dimostrata: siamo soddisfatti per il rientro degli italiani". Ha detto Tajani. "Il presidente del Consiglio - ha affermato il ministro - ha seguito minuto per minuto l'evoluzione della vicenda. Era nostro dovere accompagnare i nostri italiani, anche quelli rimasti in Niger".

Il ministro ha poi aggiunto che "anche quelli che hanno deciso di rimanere sono in piena sicurezza". "Siamo soddisfatti - ha concluso - che i nostri connazionali si siamo sentiti sempre e comunque l'Italia vicino".

 

Il colpo di Stato in Nigeria

Il golpe in Niger, avvenuto tra il 26 e il 27 luglio, è stato solo l’ultimo in ordine di tempo ad essere perpetrato in Africa dopo quelli in Mali e Burkina Faso. Stavolta ad essere estromesso dai suoi ruoli è stato Mohammed Bazoum, ritenuto dall’Occidente un alleato-chiave anche per le sue missioni di «stabilizzazione» effettuate nell’area. Tant’è che sono molti gli occidentali che lavorano abitualmente in Nigeria, la Francia ad esempio impiega 1.500 militari nel Paese, oltre 1000 quelli dagli Stati Uniti e altri contingenti europei, inclusi 350 italiani.

L'uscita di scena di Bazoum scatena ora ampi timori per gli equilibri di una regione sempre più divisa tra le violenze delle bande armate e la repressione delle forze golpiste.

 

L'appoggio dai golpisti d'Africa

Burkina Faso e Mali hanno diramato un comunicato congiunto dove si ribadisce la vicinanza al nuovo governo di Niamey e respinge l’ipotesi di un intervento militare contro i golpisti, classificato alla stregua di un atto di guerra contro Ouagadougou e Bamako.

La Guinea invece ha difeso la «sovranità» di Niamey, prospettando anche una possibile divisione all'interno dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale.

 

La risposta dell'Occidente e l'ultimatum dell'Ecowas

Ferma la risposta della comunità internazionale che non riconoscendo il golpe ha chiesto compatta il ripristino dell’ordine costituzionale e il ritorno al potere di Bazoum, il primo leader nigerino a essere eletto democraticamente nella storia nazionale nel 2021. Ma è proprio dall'Ecowas che è arrivata la risposta più dura con un pacchetto di sanzioni che va dalla no-fly zone alla chiusura delle frontiere fino al congelamento degli asset nigerini presso le banche centrali degli altri Stati affiliati.

Inoltre il gruppo, oggi guidato dal presidente nigerino, ha imposto un ultimatum di sette giorni per il ritorno all’ordine rovesciato dal colpo di Stato, ottenendo per ora il no secco dei golpisti e la solidarietà manifestata dalle altre giunte militari nel club. 

Sul versante europeo, intanto, l'Ucraina accusa la Russia di aver avuto un ruolo da protagonista nel golpe nigerino al fine di favorire la compagnia Wagner in Mali e forse anche in Burkina Faso. «È ormai assolutamente chiaro che la Russia è dietro il cosiddetto ’colpo di Stato militare’ in Niger» ha scritto su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

 

L'approvvigionamento di uranio

Il golpe nigerino oltre a creare problemi di ordine politico-democratico sia interni e sia a livello globale acuisce anche i timori sull’approvvigionamento di uranio per il mercato europeo e francese. Il Niger, infatti, con il suo quasi 25% è il primo paese esportatore verso l'Europa di una materia prima fondamentale per l’energia nucleare. Il blocco all’export imposto dai golpisti sta scatenando diverse preoccupazioni anche se il portavoce della Commissione europea Adalbert Jahnz ha riferito che «non vi è alcun rischio di approvvigionamento per l’uranio», spieegando che «le utility hanno scorte sufficienti di uranio per mitigare l’offerta a breve termine, e a medio e lungo termine ci sono abbastanza depositi sul mercato mondiale per coprire i bisogni che abbiamo accertato».

Precisando anche «quando si tratta di misure come la fornitura di uranio agli Stati membri dell’Ue, si tratta di uranio nella sua forma naturale, che deve poi essere convertito in sostanza chimica e arricchito per essere utilizzato come combustibile naturale».

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