La filiera alimentare

Rincari e cambiamenti climatici, arriva anche il caro-olio d’oliva

Frutta, verdura e imballaggi stanno subendo la maggiore impennata dei prezzi, che secondo le stime degli esperti, non diminuirà prima dell’autunno 2024

Rincari e cambiamenti climatici, arriva anche il caro-olio d’oliva

Olio d’oliva, frutta, verdura e imballaggi. Sono questi i prodotti che negli ultimi giorni stanno subendo la maggiore impennata dei prezzi e che secondo le stime degli esperti, non diminuiranno prima dell’autunno 2024.

Si parla – secondo Giorgio Scotti, presidente del Consorzio Produttori Ortofrutticoli di Milano – di «un 10-15% in più nei costi di produzione, ma quest’anno tanto ha fatto anche il clima: dalle grandinate al caldo che distrugge le piante e i prodotti a frutto che mancano un po’, come melanzane e cetrioli. Quest’ultimo fattore in particolare ha portato alle oscillazioni di prezzo che registriamo tutti, che si traduce alla fine in un 30% in più sul prezzo finale». 

Un caro-alimenti che viene evidenziato anche dagli stessi venditori di prodotti di ortofrutta. «I prezzi sono aumentati ovunque, i perini non troppo tempo fa costavano 20 centesimi al chilo ora se sei fortunato sono sui 50, lo stesso vale per le albicocche e le pesche oggi arrivate a 1 euro e 80 al chilo, poco tempo fa alcune erano almeno a 50 centesimi in meno», ha spiegato un venditore del Mercato Agroalimentare di Milano al Corriere della Sera. 

 

Rincari e cambiamenti climatici

A pesare sui rincari non solo l’inflazione ma anche i danni e gli effetti del cambiamento climatico. Come racconta il grossista e imprenditore Raffaele Annunziata, infatti: «A marzo e aprile pioveva sempre e le conseguenze le stiamo pagando adesso perché non siamo riusciti a piantare o raccogliere la stagione dei peperoni è arrivata in anticipo ed è finita la raccolta, l’anno scorso cominciavamo con questo prodotto a fine agosto. La nostra produzione di finocchi, spostandosi in vari territori italiani, prima durava tutto l’anno: questa è la prima volta che abbiamo tenuto il magazzino chiuso per due settimane per mancanza di materia prima». 

Non solo. Perché Annunziata fa notare anche che ad aumentare non è solo il prezzo degli alimenti, ma anche quello degli imballaggi: «Il costo della plastica è aumentato: ad esempio da 0,75 a cassetta quest’anno siamo arrivati a 1 euro e 12 centesimi, e il costo del trasporto è salito del 12%». 

 

Arriva il caro-olio

Ma tra gli aumenti che stanno attraversando i diversi settori della filiera alimentare e che finiscono poi a cascata sul prezzo al mercato o al supermercato, quello che preoccupa di più è quello dell’olio di oliva. Aumentato in queste settimane a 13 euro al litro. I principali motivi di questo rincaro destinato a mantenersi  ancora a lungo - sono stati elencati da Il Messaggero: in primis la Turchia, che è il secondo Paese produttore al mondo, ha vietato fino a tutto novembre l’export del suo olio; la Spagna che ha previsto una produzione di -55% rispetto al 2022, l’Italia che ha una giacenza di olio extra vergine di oliva di sole 52 mila tonnellate. 

Per quanto riguarda i prezzi dell’olio di oliva, questi variano a seconda della regione. Secondo i dati di Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare – l’olio extravergine costa 13,63 euro al litro a Firenze e 13,50 a Verona; 12,50 a Imperia; 11 a Chieti e Pescara; tra 9,18 e 9,40 a Perugia, Ragusa e Siena; 8,10 a Viterbo.

In merito ai prezzi esteri, l’olio in Grecia arriva a costare 8,45 euro, in Spagna 8,50, in Tunisia 7,80 e fino ai 7,50 in Marocco.

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