
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha concluso la 49esima edizione del Forum Ambrosetti di Cernobbio con una metafora più che eloquente: "La cena l'han già mangiata tutti, si sono alzati, e a noi resta da pagare il conto." Questa affermazione fotografa la situazione finanziaria dell'Italia, complicata dalla generosa politica dei bonus edilizi, tra cui spicca il Superbonus. Oggi, emergono cifre sconcertanti: il conto da pagare ammonta a 109 miliardi e continua ad aumentare, con una crescita di circa tre miliardi al mese.
L'ipoteca sui Conti pubblici
Il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, ha fornito dettagli cruciali sulla situazione. Ha spiegato che nell'agenzia delle Entrate ci sono attualmente 142 miliardi di crediti ceduti, di cui 13 sono frodi e quindi non influiscono sui conti pubblici. Tuttavia, rimangono all'attivo ancora 130 miliardi, e di questi ben 109 dovranno essere compensati, e quando lo saranno, si tradurranno in una riduzione delle entrate fiscali, poiché i contribuenti deducono l'importo del credito dalle tasse da pagare. Questo meccanismo si trasforma in fabbisogno, contribuendo all'aumento del debito pubblico, poiché non è coperto da altre fonti di finanziamento.
Il dilemma di Giorgetti
I numeri presentati da Freni evidenziano dunque l'entità del problema affrontato dal ministero Giorgetti, che ammette: "Quando penso al Superbonus mi viene mal di pancia," nonostante il pasto siano stati consumato da altri.
Per comprendere appieno la situazione, è utile fare riferimento a una tabella presentata dal Tesoro alle Camere a giugno che delinea il calendario dell'impatto dei bonus edilizi sui conti pubblici, indicando gli anni in cui i crediti d'imposta si trasformano in fabbisogno e, quindi, in debito pubblico. Sorprendentemente, il 70% dei costi del Superbonus, del bonus facciate e degli altri sconti edilizi si concentra tra il 2023 e il 2027, ovvero durante questa legislatura. Ciò mette a rischio la capacità del governo di intervenire in altre aree fino alle prossime elezioni politiche.
Il problema dei Crediti d'imposta
Il problema principale tra debito e Suoerbonus per il governo deriva dal meccanismo dei crediti d'imposta, che diventano fabbisogno e debito quando vengono compensati, spesso dopo un processo di cessione da un soggetto all'altro.
In pratica, i crediti possono rimanere in sospeso per mesi prima di essere utilizzati per abbattere le tasse dell'ultimo acquirente, aumentando così il fabbisogno dello Stato, che deve coprire questo deficit attraverso l'emissione di titoli di Stato.
Al momento la questione rimane prioritaria perché nonostante le restrizioni operate al governo Meloni a gennaio, il Superbonus continua a sottrarre risorse pubbliche ad un ritmo di 3 miliardi al mese che di fatto impediscono di investire in altri settori, a meno che di finanziare le misure ricorrendo a un deficit più alto.
L'Italia ora è obbligata a continuare a ridurre nel tempo il rapporto tra debito e PIL, nonostante i bonus edilizi facciano di tutto per aumentarlo. La cena potrebbe essere finita, ma il conto rimane da pagare e il futuro finanziario del paese è incerto.