Il governo Meloni si trova di fronte a una sfida impegnativa nella realizzazione dei nuovi Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), un'iniziativa che è stata annunciata come risposta alle nuove norme sulla gestione dei migranti. Le quali includono un aumento del periodo massimo di detenzione nelle strutture da 6 a 18 mesi. Secondo fonti governative, entro due mesi sarà pronta una lista delle aree identificate per ospitare questi nuovi Cpr, con almeno uno previsto in ogni regione. Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha indicato la preferenza per località scarsamente popolate, facili da recintare e sorvegliare.
Tuttavia, già si evidenziano ostacoli significativi in questa iniziativa. Alcuni governatori, indipendentemente dall'appartenenza politica, si sono opposti alla creazione di Cpr nel loro territorio. Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha dichiarato che non darà il suo consenso per l'apertura di Cpr in Toscana, sostenendo che il problema dell'immigrazione riguarda l'accoglienza e non l'espulsione. Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha sollevato preoccupazioni riguardo all'aumento degli arrivi di migranti e ha dichiarato di non essere stato contattato riguardo all'apertura di un Cpr nella sua regione. Anche Francesco Acquaroli presidente della regione Marche ha affermato di non avere bisogno di un Cpr al momento, poiché non ha un afflusso significativo di migranti.
Per il presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, invece, il Cpr previsto per l'Alto Adige servirà solo per le esigenze locali e non accoglierà trasferimenti da altre regioni. Questo Centro avrà una capienza di circa 50 posti ed è finanziato e gestito direttamente da Roma.
Il ministro dell'Interno, Piantedosi, ha cercato di difendere il piano del governo, sottolineando che la normativa sui Cpr è in linea con le direttive europee, che permettono il trattenimento fino a 18 mesi. Ha sottolineato che non ci sono problemi riguardo al rispetto dei diritti fondamentali delle persone detenute nei Cpr. Affermando inoltre che la rapida realizzazione delle strutture è una richiesta dell'Europa e che è stata sempre raccomandata all'Italia.
Cos’è un Cpr e come funziona
Un Cpr è un Centro di permanenza per il rimpatrio, una struttura dove vengono trattenuti i migranti irregolari destinati a essere espulsi dal territorio nazionale. Un Cpr è gestito dal prefetto, che dispone il trattenimento dei migranti con provvedimento del questore, soggetto a convalida del giudice di pace. Il trattenimento può durare fino a 180 giorni, prorogabili fino a 18 mesi in casi eccezionali.
Un Cpr è sorvegliato dalle forze dell’ordine, che possono intervenire solo in situazioni di emergenza, mentre i servizi interni sono affidati a enti privati.
Quali sono le criticità dei Cpr
Attualmente in Italia sono operativi 10 Cpr, situati a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Trapani, Roma, Potenza, Gorizia, Macomer, Milano e Torino. Queste strutture hanno una capacità complessiva di 1.338 posti, ma al momento ne sono disponibili solo 619, a causa di problemi strutturali e di danneggiamenti causati da rivolte e incendi.
I Cpr sono spesso oggetto di critiche da parte delle organizzazioni umanitarie e dei difensori dei diritti umani, che denunciano condizioni di sovraffollamento, mancanza di assistenza sanitaria e legale, violazioni dei diritti fondamentali e rischi per la sicurezza .
Quali sono i nuovi progetti per i Cpr
Per far fronte all’aumento degli arrivi di migranti irregolari registrato negli ultimi mesi, il governo Meloni ha deciso di potenziare la rete dei Cpr, prevedendo la realizzazione di almeno 12 nuove strutture, una per ogni regione.
Le nuove strutture saranno situate in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili, anche con l’ausilio di strutture dismesse della Difesa, come ex caserme . Il governo ha anche previsto l’ampliamento e la ristrutturazione dei Cpr esistenti, per riportarli alla piena operatività. L’obiettivo è quello di incrementare i posti disponibili per i migranti destinati a essere rimpatriati e di migliorare le condizioni di vita all’interno dei centri.
La realizzazione dei nuovi Cpr sarà affidata al ministero della Difesa, che collaborerà con il Viminale e con le prefetture per individuare le aree idonee. Il controllo dei centri rimarrà invece a carico delle forze dell’ordine. La manovra finanziaria per il 2024 dovrà prevedere le risorse necessarie per finanziare i nuovi progetti e per garantire il funzionamento dei Cpr già esistenti.
Il governo spera così di rendere più efficace la gestione dell’immigrazione irregolare e di contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina.