Un bilancio deludente

Zelensky all’Onu, tra appelli alla pace e tensioni con la Polonia

Nel suo discorso all’Assemblea generale, il presidente ucraino ha chiesto di organizzare un vertice mondiale per la pace che comprenda anche la Crimea

Zelensky all’Onu, tra appelli alla pace e tensioni con la Polonia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha partecipato alla 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove ha lanciato una proposta di vertice mondiale per la pace e ha denunciato l’aggressione russa nel suo paese. Ma il suo viaggio a New York si è anche trasformato in una crisi diplomatica con la Polonia, uno dei principali alleati dell’Ucraina in Europa, a causa di una polemica sul commercio del grano.

 

Un vertice mondiale per la pace

Nel suo discorso all’Assemblea generale, Zelensky ha chiesto di organizzare un vertice mondiale per la pace, al quale dovrebbero partecipare i leader dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito), oltre a quelli di Germania, Turchia, Giappone, India e Ucraina. L’obiettivo del vertice, secondo Zelensky, sarebbe quello di trovare una soluzione pacifica al conflitto in Ucraina, che dura dal 2014 e ha causato oltre 14 mila morti.

Zelensky ha anche criticato il diritto di veto che la Russia detiene nel Consiglio di sicurezza, definendolo un ostacolo alla risoluzione della crisi. Ha inoltre accusato Mosca di violare il diritto internazionale e di minacciare la sicurezza globale con le sue azioni militari in Ucraina, in Crimea e nel Mar Nero. Ha infine chiesto il sostegno della comunità internazionale per la restituzione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, compresa la penisola di Crimea, annessa dalla Russia nel 20142.

 

La polemica con la Polonia

Il discorso di Zelensky, però, non è stato solo un appello alla pace, ma anche una sfida a alcuni dei suoi alleati europei. Il presidente ucraino ha infatti denunciato l’ipocrisia di alcuni paesi che, pur sostenendo la causa ucraina, hanno imposto restrizioni alle importazioni di grano ucraino, mettendo a rischio l’economia del suo paese. Anche se Zelensky non ha fatto nomi, le sue parole sono state interpretate come un attacco alla Polonia, alla Slovacchia e all’Ungheria, che hanno recentemente introdotto misure protezionistiche nei confronti del grano ucraino3.

La reazione di Varsavia non si è fatta attendere. Il governo polacco ha convocato l’ambasciatore ucraino per chiedere chiarimenti sulle dichiarazioni di Zelensky e ha annunciato lo stop alla fornitura di armi all’Ucraina, sostenendo di dover armare se stesso di fronte alla minaccia russa4. La Polonia è uno dei principali partner commerciali e politici dell’Ucraina in Europa e ha sempre espresso solidarietà verso Kiev nella sua lotta contro l’aggressione russa. Tuttavia, i due paesi hanno anche divergenze storiche e territoriali, che si sono acuite negli ultimi anni.

 

Un bilancio deludente

Il viaggio di Zelensky a New York, quindi, non ha portato i risultati sperati. Il presidente ucraino non è riuscito a ottenere il sostegno dei paesi del sud del mondo, che hanno preferito concentrarsi sulle sfide climatiche ed economiche che li riguardano. Ha inoltre aperto una frattura con la Polonia, che potrebbe indebolire il fronte europeo a favore dell’Ucraina.

Infine, ha dovuto affrontare la dura replica del ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, che ha accusato l’Ucraina di essere un pupazzo nelle mani degli Stati Uniti e ha negato ogni possibilità di dialogo con Kiev. 

Da evidenziare a tale proposito la risposta data in diretta mondiale dal premier albanese Edi Rama ai rappresentanti di Mosca che avevano avanzato una obiezione in apertura della sessione sul fatto che Zelensky prendesse la parola per primo, pur non rappresentando uno dei 15 Stati membri del Consiglio (5 permanenti e 10 a rotazione). «Voglio rassicurare i colleghi russi e tutti i presenti che non si tratta di un’operazione speciale della presidenza albanese. C’è una soluzione per questo, se siete d’accordo. Fermate la guerra, e non ci sarà ragione per cui il presidente Zelensky debba prendere la parola».

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