
La questione migratoria continua a creare tensioni tra l’Italia e gli altri Paesi europei, in particolare la Germania. Il governo italiano ha protestato con forza contro la decisione di Berlino di finanziare le ong che operano nel Mediterraneo per salvare i migranti dalle acque, accusandola di favorire il traffico di esseri umani e di scaricare il problema sull’Italia, che è il principale Paese di approdo. La Germania si è difesa sostenendo di agire in base a una decisione del Bundestag e di voler promuovere il salvataggio civile in mare, ma anche di aver sospeso i processi di accoglienza dei richiedenti asilo provenienti dall’Italia nell’ambito del meccanismo volontario di solidarietà, a causa della pressione migratoria e della sospensione dei trasferimenti previsti dalla Convenzione di Dublino.
Francia apre al dialogo con l’Italia
In questo scenario di scontro, la Francia ha mostrato una maggiore apertura verso l’Italia. La proposta di collaborazione di Macron è stata accolta con interesse dalla presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che ha ringraziato il presidente francese, per il gesto di solidarietà e ha ribadito la necessità di una soluzione europea al problema migratorio.
"La risposta è europea. Dobbiamo adottare un approccio coerente con i Paesi di origine e di transito. La maggior parte dei migranti che sbarcano a Lampedusa proviene dall'Europa subsahariana. La Francia sta già inviando aiuti a questi Paesi. Tuttavia, dobbiamo collegare i nostri aiuti a una politica responsabile." Ha detto in un'intervista a Tf1, il presidente francese, enfetizzando la necessità di una risposta europea unitaria di fronte alla questione degli sbarchi di migranti in Italia e sottolineando l'importanza di condizionare l'assistenza fornita ai Paesi di origine dei migranti affinché collaborino attivamente nella lotta contro le reti di traffico di esseri umani.
Inoltre, Macron ha condiviso l'opinione del Papa riguardo alla necessità di un impegno più profondo e responsabile di fronte all'immigrazione. Ha evidenziato che l'Europa è il continente che fa di più in termini di accoglienza, ma ha anche enfatizzato la necessità di essere umani ma rigorosi nelle politiche di accoglienza. Ha detto: "Non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo."
Il presidente francese ha mostrato apprezzamento per l'atteggiamento dell'Italia nella gestione degli sbarchi e ha dichiarato di voler lavorare a stretto contatto con il Presidente del Consiglio italiano, riconoscendo che l'Italia sta svolgendo il suo ruolo di "primo porto sicuro". Ha ribadito che la risposta a questa sfida deve essere di carattere europeo.
Riguardo ai Paesi di transito, Macron ha evidenziato l'importanza di impegnarsi in politiche responsabili con tali Paesi. Ha proposto la collaborazione tra Francia e Italia nell'invio di esperti per smantellare le reti di trafficanti sulle coste dei Paesi di transito, prendendo come esempio l'efficacia della cooperazione con il Regno Unito a Calais. Macron ha anche manifestato la volontà di mettere a disposizione maggiori risorse per affrontare questa sfida in collaborazione con l'Italia. Infine, ha sottolineato l'importanza di un coinvolgimento europeo nel processo di registrazione dei migranti che arrivano a Lampedusa.
L’Italia chiede una revisione delle norme europee sull’asilo
L’Italia dal canto suo chiede anche una revisione delle norme europee sull’asilo, in particolare del Regolamento di Dublino, che stabilisce che il Paese responsabile della richiesta di protezione internazionale è quello di primo ingresso. Questa regola, secondo l’Italia, è ingiusta e penalizzante, visto che il nostro Paese ha 7.000 chilometri di costa, che sono anche la frontiera dell’Unione europea. L’Italia ha anche bloccato i trasferimenti dei richiedenti asilo verso altri Paesi europei, per motivi tecnici e per mancanza di capacità di accoglienza. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha sottolineato che l’Europa deve farsi carico dei grandi problemi in base al principio di sussidiarietà, e ha chiesto anche ai Paesi dei Balcani di collaborare in questa direzione, non solo a quelli che fanno parte dell’Unione europea.