La legge di bilancio 2024, approvata dal Consiglio dei ministri il 16 ottobre, contiene diverse novità per il sistema previdenziale italiano. Tra queste, spiccano la quota 104, la nuova modalità di pensione anticipata che sostituisce la quota 103, la revisione dell’Ape sociale e dell’Opzione donna, e la rivalutazione degli assegni in base all’inflazione.
Vediamo nel dettaglio cosa cambia per le pensioni nel 2024.
Legge di Bilancio 2024 pensioni: cos’è quota 104
Quota 104 è una forma di pensione anticipata che permette ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi versati e 63 anni di età, requisiti che devono essere maturati entro il 31 dicembre 2024. Si tratta di uno strumento che segue il sistema delle “quote”, come le ormai vecchie e non più attive Quota 100 o Quota 102, nonché Quota 103 ancora attiva nel 2023 ma che verrà sostituita dal 2024 da Quota 104. Anche in questo caso la misura permette un’uscita anticipata dal lavoro solo ai lavoratori nati in un certo anno, in possesso di specifici requisiti.
Tuttavia, a differenza delle precedenti quote, quota 104 prevede alcune penalizzazioni per chi ne usufruisce. In particolare:
le finestre di uscita sono aumentate da tre a sei mesi per il settore privato e da sei a nove mesi per il settore pubblico.
la parte retributiva della pensione è soggetta a un ricalcolo contributivo, che riduce l’importo dell’assegno.
il tetto massimo della pensione erogabile è fissato a sei volte il trattamento minimo Inps (circa 3.100 euro lordi al mese).
Inoltre, quota 104 sarà accompagnata da un sistema di premialità per chi rimane al lavoro oltre i requisiti richiesti, simile al “bonus Maroni” già previsto per quota 103. In pratica, chi sceglie di lavorare un anno in più risparmia la trattenuta del 9,19% sullo stipendio e ottiene una maggiorazione della pensione.
Ape sociale e Opzione donna
La legge di bilancio 2024 introduce anche una revisione dell’Ape sociale e dell’Opzione donna, due misure che consentono l’accesso alla pensione anticipata a categorie particolari di lavoratori.
L’Ape sociale è un’indennità mensile che viene erogata dall’Inps ai lavoratori che hanno almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi (36 per i lavoratori usuranti), e che si trovano in situazioni di difficoltà economica o sociale. Tra queste rientrano i disoccupati senza ammortizzatori sociali, i caregiver familiari, i lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%, i lavoratori impegnati in attività gravose. La legge di bilancio 2024 conferma l’Ape sociale ma innalza il requisito anagrafico a 63 anni e cinque mesi. Inoltre, prevede un fondo dedicato per finanziare la misura.
L’Opzione donna è una possibilità concessa alle lavoratrici dipendenti o autonome che hanno almeno 58 anni di età (59 se iscritte alla gestione separata) e almeno 35 anni di contributi. Questa misura permette loro di andare in pensione prima ma con il ricalcolo contributivo dell’assegno. La legge di bilancio 2024 conferma l’Opzione donna nella versione ristretta già in vigore nel 2023. Questa prevede che possano accedervi solo le donne che sono caregiver familiari, invalidi fino al 74% o licenziate. Inoltre, innalza il requisito anagrafico a 61 anni.
Rivalutazione delle pensioni
Infine, la legge di bilancio 2024 modifica il meccanismo di rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione. Questo meccanismo, detto anche perequazione o indicizzazione, serve a garantire il potere d’acquisto degli assegni nel tempo.
Nel 2024 la rivalutazione piena al 100% sarà solo per le pensioni fino a quattro volte il minimo Inps (circa 2.100 euro). Inoltre, aumenta la rivalutazione dal 85% al 90% per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo (fino a circa 2.600 euro). Per le pensioni superiori a cinque volte il minimo, invece, la rivalutazione scala progressivamente secondo fasce che devono essere ancora comunicate. Tra le ipotesi, c’è un taglio al 30% per le pensioni oltre 10 volte il minimo (oltre 5.200 euro).
La legge di bilancio 2024 prevede anche l’anticipo del conguaglio della rivalutazione definitiva per l’anno 2023. Questo significa che i pensionati riceveranno già nel mese di novembre un aumento dello 0,8%, corrispondente alla differenza tra l’inflazione provvisoria stimata nel 2022 (7,3%) e quella definitiva rilevata dall’Istat nel 2023 (8,1%).