Verso un premierato “soft”. Il Consiglio dei ministri si riunisce oggi, venerdì 3 novembre, per esaminare il pacchetto di provvedimenti che include anche la riforma costituzionale per l’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio e la razionalizzazione del rapporto di fiducia. Si tratta di una proposta di legge firmata dalla ministra Elisabetta Casellati, che mira a rafforzare il ruolo del premier e a rendere più stabili i governi.
La riforma prevede che il capo del governo sia eletto dai cittadini per la durata di cinque anni, ma con una clausola anti ribaltone “soft”. In caso di dimissioni o sfiducia del premier, il presidente della Repubblica può incaricare un altro parlamentare candidato nella stessa coalizione, ma solo una volta. Se anche il secondo tentativo fallisce, il capo dello Stato scioglie le Camere e si torna al voto. Si tratta di un meccanismo che limita i poteri del Quirinale e che potrebbe creare situazioni di stallo in Parlamento.
La fine dei senatori a vita
La riforma costituzionale prevede anche la modifica dell’articolo 59 della Costituzione, che riguarda i senatori a vita. La proposta di legge abolisce la possibilità per il presidente della Repubblica di nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. L’unica eccezione riguarda i presidenti della Repubblica uscenti, che restano senatori di diritto e a vita, salvo rinuncia. La riforma si applica a partire dal primo scioglimento delle Camere successivo all’entrata in vigore della disciplina per l’elezione del premier e delle Camere.
La riforma costituzionale dovrà ora affrontare il lungo iter parlamentare, dove potrebbe incontrare resistenze e critiche da parte di alcuni partiti e forze politiche. Il governo spera di portare a termine il processo di revisione della Carta entro la fine della legislatura.
Scioglimento delle Camere
Il disegno di legge costituzionale prevede che il presidente della Repubblica possa sciogliere le Camere solo dopo due tentativi falliti di formare un governo. La mozione di sfiducia al premier eletto dal popolo deve essere firmata da almeno un decimo dei parlamentari. Le opposizioni sono contrarie alla riforma.
Due chance per il governo
Il governo approva oggi il disegno di legge costituzionale per introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio e modificare il rapporto di fiducia tra il governo e il Parlamento. La riforma prevede che il premier sia eletto dai cittadini per cinque anni e che possa cambiare solo una volta durante il suo mandato. Se il premier eletto non ottiene la fiducia delle Camere, il capo dello Stato può incaricare un altro parlamentare della stessa coalizione. Se anche il secondo governo non ottiene la fiducia, il presidente della Repubblica scioglie le Camere e indìce nuove elezioni. Si tratta di un sistema rigido che limita le possibilità di ribaltone e che potrebbe portare a situazioni di impasse politica.
La sfiducia al premier
La riforma stabilisce anche che la mozione di sfiducia al premier eletto debba essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e che non possa essere discussa prima di tre giorni dalla sua presentazione. Inoltre, per l’approvazione della mozione di fiducia al governo subentrante, si contano solo i voti favorevoli dei parlamentari eletti in collegamento al premier eletto e di quelli che hanno votato la fiducia al primo governo. Si tratta di una norma che rafforza il legame tra il premier e la sua coalizione e che riduce il margine di manovra del Parlamento.