sulla scena politica

Premierato: il governo cerca appoggi, l’opposizione il referendum

Il ddl sulla riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del premier è al centro del dibattito politico. Il governo pronto a modificare il testo

Premierato: il governo cerca appoggi, l’opposizione il referendum

Il disegno di legge sulla riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del premier è al centro della scena politica. Il governo disposto a cambiare il testo, ma solo se non alterano il testo. Le opposizioni invece sono ostili e annunciano il referendum. Quali sono i possibili alleati del premierato, e chi i possibili detrattori?

 

Premierato: il governo cerca appoggi ma apre alle modifiche

La ministra Casellati: “Il testo non è intoccabile”,

La ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati, fa un passo verso il dialogo con le altre forze politiche. “Un testo non può mai dirsi intoccabile, ma le modifiche devono essere congrue e l’atteggiamento delle opposizioni non preclusivo. Sarò sicuramente pronta a discutere, così come se ne potrà discutere in Parlamento che resta il luogo privilegiato del dibattito politico e del confronto democratico”. La ministra, esponente di Forza Italia, è una delle principali sostenitrici della riforma, voluta dalla premier Giorgia Meloni.

 

Mantovano: “L’obiettivo è il premierato”

Più fermo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che pone dei limiti alla trattativa. “Se ci sarà una condivisione ampia del testo ne saremo contenti. Ma non la inseguiremo a costo di far venire meno aspetti qualificanti della riforma. L’obiettivo è il premierato: realizzare una piena coerenza tra l’espressione del voto, la composizione del Parlamento e l’assetto e gli orientamenti del governo”. Mantovano, esponente della Lega, sottolinea anche che il governo non teme il referendum: “Se il referendum si perde, il governo non va a casa”. Il sottosegretario fa anche un riferimento allo scherzo telefonico alla premier da parte di due comici russi: “Meloni è un bersaglio per Putin, i fatti degli ultimi giorni lo confermano”.

 

La Russa: “Lavorerò per un’approvazione con i due terzi del Parlamento”

A cercare una mediazione tra le diverse anime della maggioranza è il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che invoca un’approvazione con i due terzi del Parlamento. “Lavorerò per un’approvazione con i due terzi del Parlamento”, dice nell’intervista al Corriere della Sera. La Russa, esponente di Fratelli d’Italia, spiega che la riforma è frutto di un compromesso tra l’elezione diretta del premier, richiesta da FdI, e la norma antiribaltone, che consente l’indicazione di un secondo premier in caso di dimissioni di quello eletto, voluta dalla Lega. “Non si può riaprire la discussione su aspetti fondanti del disegno di legge”, avverte.

 

Il centro e le altre opposizioni: “Una riforma autoritaria e inutile” 

Per evitare che la riforma sul premierato passi dal referendum confermativo, il governo e la maggioranza devono trovare 29 voti alla Camera e 20 al Senato. Ma dove trovarli, se le opposizioni sono così compattamente contrarie? Le speranze sono al centro, ma non ci sono molti interlocutori disposti ad ascoltare. Azione di Carlo Calenda è fermamente contraria. Italia Viva di Matteo Renzi blocca l’iniziale adesione: “Italia Viva preferisce l’elezione diretta del premier all’attuale situazione, ma sulla riforma proposta dal governo avremo molti emendamenti”, ha detto Luigi Marattin. Le altre opposizioni martellano sul no alla riforma: “Meloni vuole una svolta autoritaria delegittimando il presidente della Repubblica. Lo difenderemo”, dice Angelo Bonelli di Verdi e sinistra.

Dario Parrini del Pd parla di “affermazioni preoccupanti” da parte di La Russa. “Una riforma costituzionale proprio ora è solo un fumogeno per distogliere l’attenzione dalla manovra”, chiosa Elly Schlein. Poi un altro scenario. Dall’opposizione osservano che: “Il governo si accontenterà di sventolare la bandierina del premierato per le Europee, poi metterà la riforma su un binario morto. Al referendum non è sopravvissuto il governo De Gaulle, figurarsi se Meloni davvero non lo teme”.

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